Autovelox omologazione caos: i Comuni fanno la conta 

Non si sa neppure quanti autovelox ci siano in Italia, tanto il caos: ora i Comuni li contano.
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È confusione totale sugli autovelox, tanto che in Italia nessuno sa quanti siano: ora i Comuni fanno la conta per la sicurezza stradale, e per conservare incassi milionari. Il caos ha spinto il ministero delle Infrastrutture a istituire un Tavolo Tecnico con i rappresentanti di due ministeri (Interno e Imprese) e con l’Anci (Associazione Comuni). Obiettivo, definire le procedure per l’omologazione del prototipo, la tarature e le verifiche di funzionalità dei dispositivi, delle apparecchiature e dei mezzi tecnici nel rispetto dell’articolo 142 del Codice della Strada. Urge – dice il titolare alle Infrastrutture Salvini – la ricognizione dei dispositivi di controllo della velocità attualmente in uso presso i Comuni, per accertare sia il numero dei dispositivi effettivamente utilizzati sia il relativo regime di attuale approvazione.

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Autovelox omologazione caos: perché c’è questo problema

L’articolo 45, comma 6, del Codice della Strada impone che gli autovelox siano costruiti in modo tale da garantire l’affidabilità delle misurazioni: vanno approvati e omologati. Tuttavia, non esiste ancora un decreto attuativo che disciplini questa omologazione secondo regole precise. Da 33 anni. Stando alla tesi prevalente, l’omologazione degli autovelox deve rientrare nelle competenze del ministero delle Imprese, in quanto strumenti di misura soggetti alle normative metrologiche nazionali e internazionali: lo dicono il decreto legislativo 22/2007, la Costituzione (articolo 117, comma r) e il decreto ministeriale 93/2017. L’approvazione non basta a garantire la conformità legale degli autovelox, poiché la loro funzione di misura richiederebbe una certificazione metrologica indipendente. L’articolo 192 del Regolamento di Attuazione del Codice della Strada fissa le procedure di omologazione e approvazione per segnali e autovelox.

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Nel 2017 il ministero delle Infrastrutture ha emanato il decreto ministeriale 282/2017, che ha introdotto norme specifiche sulle procedure di approvazione e verifica periodica dei dispositivi di rilevazione della velocità. Con una circolare, nel 2020 ha dichiarato che omologazione e approvazione sono equivalenti.

Rivoluzione della Cassazione

Con ordinanza 26/7/2024 numero 20913, la seconda sezione della Cassazione Civile sostiene come sia illegittimo l’accertamento eseguito con apparecchio autovelox approvato ma non debitamente omologato, poiché la preventiva approvazione dello strumento di rilevazione elettronica della velocità non è equivalente all’omologazione ministeriale prescritta dall’articolo 142 del Codice della Strada. Che è superiore alle circolari. A luglio 2024 la Procura di Cosenza dispone il sequestro di numerosi autovelox perché non omologati.

Omologazione e approvazione sono cose diverse

A marzo 2025 una sentenza della Cassazione, conferma il sequestro di autovelox perché non omologati, spingendo numerosi Comuni a spegnere le macchinette. Il 21 marzo 2025 è stata pubblicata l’avvenuta notifica al sistema TRIS (Technical Regulation Information System) dell’Unione Europea della bozza del nuovo decreto sull’omologazione degli autovelox. Il provvedimento dovrebbe porre fine alle polemiche dopo l’ordinanza 10505/2024 della Cassazione. Il nuovo decreto del ministero delle Infrastrutture omologherebbe in automatico d’ufficio gli autovelox approvati dal 2017: la norma deve passare al vaglio dell’Unione Europea. Poi il dicastero ci ripensa, ritira lo schema di decreto, anche perché non esiste una omologazione d’ufficio: è il ministero delle Imprese che omologa, con procedura lunga e complessa. Altro che semplice approvazione flash low cost. E siamo punto e a capo: si ricomincia con la conta degli autovelox. Nel frattempo, per 33 anni, sono state appioppate multe con velox non omologati…

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