Autovelox illegali: l’innocenza dei Comuni, vittime che non sapevano niente

Ippolito Visconti Autore News Auto
Terza batosta sugli autovelox. La prima è arrivata dalla Corte costituzionale: obbligo di taratura. La seconda dalla Cassazione: obbligo di omologazione.
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Terza batosta sugli autovelox. La prima è arrivata dalla Corte costituzionale: obbligo di taratura. La seconda dalla Cassazione (che ha detto solo di seguire il Codice della strada): obbligo di omologazione. Ora la terza: il Giudice per le indagini preliminari di Cosenza ha disposto il sequestro di alcuni T-Exspeed V2.0, in Calabria e in tutta Italia. Utilizzati dai Comuni.

Motivo: la non conformità degli apparecchi utilizzati con il prototipo depositato al ministero delle Infrastrutture al momento dell’approvazione. Né come velox su un punto preciso (misurazione della velocità istantanea) né come Tutor su un tratto lungo km (misurazione della velocità media). Reato ipotizzato: frode in pubbliche forniture. La ditta che ha fornito i velox avrebbe barato, commettendo un reato. L’avrebbe fatto apposta.

Invece, chi avrebbe sbagliato senza volerlo? Chi sarebbero le vittime? I Comuni. Che hanno preso i velox dati dalla ditta. Comuni in buona fede. Ditta in malafede. Questa la tesi. C’è solo ipotesi di reato di una ditta esterna. I Comuni sarebbero parte lesa e credevano di utilizzare un apparecchio conforme al prototipo approvato.

Errori in buona fede

Se i Comuni prendono velox non conformi da ditte che barano, allora quante altre volte è successo? Si tratta solo di velox o anche di altre telecamere di diverso genere? Ci sono in ballo semafori e Zone a traffico limitato e altro? 

Se i Comuni han sbagliato in buona fede, ne escono puliti: nessuna accusa di dolo. Delle due l’una: o i Comuni sono vittime perché non sapevano niente o c’è qualcosa che non quadra a livello amministrativo. Controlli, verifiche, procedure da migliorare: troppi errori in buona fede. In ballo il business miliardario delle multe da autovelox: soldi pagati da chi guida. A Enti in gravissima difficoltà, con pesanti buchi di bilancio.

Dopo che per anni gli automobilisti han parlato di velox che “puzzano”, di velox non conformi, di eccessi di velocità anomali, di multe pazze, escono la Corte costituzionale, la Cassazione e la vicenda di Cosenza per l’Italia. 

Più la direttiva Maroni più la direttiva Minniti più decine di circolari ministeriali che dicevano ai Comuni: sì ai velox puliti per la sicurezza, noi ai velox sporchi per fare cassa. 

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La parola ai giudici

Per i velox, serve l’omologazione ministeriale: autorizza la riproduzione in serie di un apparecchio testato in laboratorio, garantendo la perfetta funzionalità e la precisione dello strumento elettronico. È propedeutico all’approvazione del prototipo: procedimento che non richiede la comparazione dello strumento con caratteristiche ritenute fondamentali.

Lo dice la Cassazione con ordinanza 10505/2024. Lo dice l’articolo 45, comma 6, del Codice della strada. Le circolari ministeriali parlano di equivalenza fra omologazione ed approvazione? Contano come il due di picche.

Saranno i giudici a stabilire se: le multe non pagate e non scadute siano annullabili con ricorso; le multe pagate siano indennizzabili dai Comuni; ci sia danno erariale da parte dei Comuni. Siamo solo all’inizio.

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