Autovelox flop in Italia: tasso di mortalità stradale da incubo

Ippolito Visconti Autore News Auto
Domanda: gli autovelox migliorano davvero la sicurezza stradale in Italia? La risposta ai numeri: no. Sentite il Rapporto del Road Safety Performance Index dell’European Transport Safety Council.
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Domanda: gli autovelox migliorano davvero la sicurezza stradale in Italia? La risposta ai numeri: no. Sentite il Rapporto annuale del Road Safety Performance Index dell’European Transport Safety Council (Consiglio europeo per la sicurezza dei trasporti). 

Primo. Il nostro Paese ha un tasso di mortalità per milione di abitanti enormemente superiore alla media europea. Noi siamo addirittura a 52, contro la media Ue a 46. Sei punti di distanza, un abisso. Eppure, dentro il conteggio, non ci sono solo le nazioni virtuose della Scandinavia, ma pure tutti gli Stati dell’Est dove le probabilità di morire nei sinistri stradali sono più elevate. 

Secondo. L’Italia si colloca al 21esimo posto tra i 27 Paesi Ue per quanto riguarda la riduzione della mortalità nell’arco dell’ultimo decennio. Siamo messi malissimo. Calcisticamente, in zona retrocessione; anzi già in serie B.

Terzo. Nel 2023, le vittime da noi sono scese del 2% rispetto al 2022. Che è un dato sconfortante per davvero, tale da metterci in cattiva luce di fronte a Bruxelles. Contribuiamo alle pessime statistiche totali: nel 2023, i morti sulle strade dell’Unione europea sono ammontati a 20.418, ossia l’1% in meno rispetto al 2022.

Quarto. Con il record mondiale di autovelox (addirittura 11.130, contro i 7.770 della Gran Bretagna, i 4.700 della Germania e i 3.780 della Francia), l’Italia non ha centrato l’obiettivo di dimezzare le vittime dal 2001 al 2010. Flop di fronte all’Ue pure dal 2011 al 2020. Idem dal 2021 al 2030, di certo. Nonostante la pandemia che ha azzerato la circolazione per molti mesi. 

Numeri prima della rivoluzione della Cassazione

I dati Ue arrivano prima dell’ordinanza della Cassazione: questa ha detto che gli autovelox non omologati fanno multe illegali. Mandando in crisi i Comuni che usano nuovi velox privi di omologa. E arrivano anche prima del decreto autovelox del governo Meloni.

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Cosa serve per la sicurezza stradale in Italia

Premesso che i Comuni e gli altri gestori stradali usano gli autovelox solo per migliorare la sicurezza, e non per fare cassa, e premesso che Fleximan ha torto marcio (commette reati); di fronte a un fallimento totale del genere sarebbe opportuno porsi domande. Anzitutto, il vero guaio è la guida in stato alterato da alcol o droghe. Ma le Forze dell’ordine, poche e con un esiguo numero di apparecchi per fare le verifiche, possono poco. Secondariamente, andrebbe attuato un piano per multare la guida pericolosa e distratta: il mancato rispetto della distanza di sicurezza, le persone che si mettono al volante senza saperlo fare, i pericoli pubblici con patente “comprate” online a 100 euro. Terzo, è chiaro che l’invasione di monopattini elettrici e corsie ciclabili valicabili da auto e betoniere ha creato il caos all’interno della poetica mobilità pulita fatta di bici che coesistono con bus e pullman.

Accanimento terapeutico da velox

C’è chi obietta: “Al contrario, servono più autovelox”. Questa era l’obiezione mossa anche nel 2000, quando c’erano 5 mila velox. Oggi, quasi a quota 12 mila, i risultati sono pietosi. Si chiama accanimento terapeutico.

A cosa mira l’ETSC 

L’ETSC chiede l’istituzione di un’Agenzia europea per la sicurezza stradale. Come quelle responsabili della sicurezza dei trasporti aerei, marittimi e ferroviari. E dotata di poteri specifici, quale lo svolgimento di indagini approfondite sugli incidenti più gravi. Attenzione, perché potrebbe emergere finalmente un dato clamoroso: la causa numero uno dei sinistri non è la velocità, ma la guida in stato alterato e pericolosa.

[Nota per chi ci copia senza citarci: andate a fare copiaincolla da etsc.eu]
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