Auto europea: la lumaca UE deve competere col velocissimo Dragone cinese

Nell’Unione Europea le idee buone per dare ossigeno all’auto ci sarebbero anche, ma la lentezza della burocrazia paralizza tutto.
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Nella competizione dell’industria auto mondiale, dove vince chi è più veloce, la lumaca burocratica dell’Unione Europea vuole competere col velocissimo Dragone cinese. Prova ne siano le iniziative della Commissione Europea: il Piano d’Azione per l’Automotive presentato a marzo 2025 e la proposta di elettrificare le flotte aziendali (visto che i privati le full electric non se le filano). A che punto siamo? Uno: i 27 Stati membri devono leggere, valutare, definire modalità applicative, confrontarsi con vari soggetti, costruire una posizione comune. Due: 

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Parlamento e Consiglio Europeo devono esprimersi sull’emendamento ai Regolamenti vigenti presentato dalla Commissione Europea. Tre: il Trilogo dev’essere d’accordo, votare a maggioranza. Dentro gli organi, decine di rappresentanti, con lobby trasversali. Auguri.

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Dall’altra parte, gli alti funzionari di Pechino impiegano un quarto d’ora per spostare gli equilibri mondiali: competenza infinita e capacità di reazione fulminea. È un attaccante straordinario di una squadra di calcio prima in campionato che se la vede contro un difensore di una squadra nona in classifica, impacciato e disorientato. In più, l’UE è circondata dalla rapidità di USA e Russia. Davvero un’impresa uscirne. 

Multe UE alle Case: tutto fermo

Pertanto, la proposta della Commissione di introdurre una maggiore flessibilità per il rispetto degli obiettivi di emissione di CO2 fissati per il 2025, consentendo di calcolare la media delle prestazioni su tre anni (2025-2027) e compensare eventuali scostamenti in uno o due anni con risultati migliorativi negli altri, resta ferma. In attesa di voti. Sono 16 miliardi di euro di multe in ballo. Un dramma per i Gruppi auto? Neppure per sogno. Trattasi di società che macinano profitti: gli azionisti si seccheranno profondamente per via di dividendi inferiori prendendosela col CEO di turno. Il disastro è per i lavoratori diretti e per l’indotto. Infatti, nella Germania verde (che ha voluto il Green Deal) i fornitori sono in ginocchio, con almeno 60.000 tagli già fatti, che non saranno sufficienti.

Guerre commerciali: c’è da temere il peggio

Attualmente, l’UE non compra il gas dalla Russia con l’energia che vola alle stelle nel Vecchio Continente: sono dolori specie per l’industria dell’auto, energivora. Poi Bruxelles ha piazzato dazi anti elettriche Made in China. Infine, sta per partire la vera guerra commerciale contro gli USA, che impongono anche dazi auto. L’escalation di mosse e contromosse è dannosa per l’UE. Occorre valutare la situazione con mentalità machiavellica senza voli pindarici. 

Auto in Europa: quanti soldi ballano

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Sotto questo profilo, l’Unrae (Case auto estere) esprime preoccupazione per l’inasprimento delle relazioni commerciali con gli Stati Uniti. Per favorire un contesto negoziale più efficace, si è registrata la parziale sospensione di 90 giorni dei dazi annunciata dagli Stati Uniti e la simmetrica sospensione delle contromisure varate dall’Unione Europea in diversi comparti produttivi. Ma sono stati esclusi dalla proroga proprio i dazi al 25% per il comparto automotive.

fabbrica auto

Italia, che male

Per l’automotive, l’interscambio fra due soggetti (Unione Europea e Stati Uniti) vale 38,9 miliardi di euro in esportazioni e 8,4 miliardi in importazioni. Per l’Italia, il valore dell’export verso gli USA è di 3,4 miliardi, a fronte di 0,1 miliardi di import, spiega l’Unione Case estere. Traduciamo: il Belpaese ci smena. Si rischia in generale un calo della domanda di auto, penalizzata dall’incertezza diffusa.

Fornitori, allarme rosso

Il rischio maggiore riguarda la componentistica italiana destinata all’export verso la Germania e utilizzata nell’assemblaggio di veicoli destinati al mercato statunitense: un flusso che da solo vale 5 miliardi di euro.

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Infatti, aggiungiamo noi, qui si cercano da tempo soluzioni valide: in particolare, una sana triangolazione coi cinesi di BYD. Le loro fabbriche in Ungheria e Turchia col meglio del Made in Italy in fatto di compenentistica.

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