Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini mette ancora una volta nel mirino l’Unione europea in fatto di auto elettriche: come in passato, ribadisce che dire di no ai motori a scoppio è una fesseria. Cosa vuole l’Ue è noto a tutti: al bando le termiche nel 2035, con obbligo di vendere solo macchine full electric per le Case di tutto il mondo. Per il vicepremier, è un regalo alla Cina, regina delle batterie e delle macchine a corrente a livello planetario. “Il tema dell’auto è uno dei nodi cruciali, è una trincea, la linea del Piave dei prossimi anni”, sostiene il leader della Lega.
Incentivi, Salvini parla di omaggio alla Cina
Finiti i vecchi incentivi 2023, pochi e visti male da tutti, ora sono in procinto di arrivare i nuovi incentivi 2024, con bonus molto pesanti sulle auto elettriche. Ma per Salvini quei soldi raramente rimangono in Italia perché le elettriche ida noi sono marginali e la maggior parte sono cinesi. Di qui la domanda retorica: “Che senso ha mettere un miliardo di denaro pubblico quando una buona parte di questo miliardo finisce a Pechino e non a Torino?”. Quindi una metafora: i soldi di un operaio piemontese vanno a sanare i bilanci di una fabbrica cinese. Comunque, siamo in tempo per correggere la rotta, specie con la clausola di revisione fissata per il 2026: un passaggio per garantire un’apertura a eventuali tecnologie alternative all’elettrico. Cioè fra due anni l’Ue capirà meglio se il bando termico del 2035 sia fattibile o no. E in che misura.
E-fuel e biocarburanti: cosa fa la Germania secondo il ministro
L’Italia ha chiesto all’Ue una “finestra” per i biocarburanti. La Germania vuole gli e-fuel, i carburanti elettrici. Finché i tedeschi non avevano il sì dell’Unione, allora stavano accanto all’Italia. Appena hanno avuto l’ok, ecco che ci hanno lasciato soli. Questa in sintesi la tesi di Salvini. E ora? L’Italia sta “costruendo un’altra alleanza per tenere in vita i motori a scoppio”. Ma non dice con quale Paese.
La Corte dei conti Ue critica sull’elettrico
Sulle elettriche, perfino la Corte dei conti Ue ha espresso perplessità: permangono ostacoli agli spostamenti con veicoli elettrici. La disponibilità di stazioni di ricarica varia in base al Paese, i sistemi di pagamento non presentano requisiti minimi armonizzati: viaggiare nell’Ue in elettrico è complicato. Mentre le informazioni per gli utilizzatori sono inadeguate. Servono soldi. Da investire dove? La Commissione Ue non è stata in grado di garantire che i fondi vadano là dove maggiormente necessari. Nel Green Deal, l’obiettivo è un milione di punti di ricarica entro il 2025: siamo lontanissimi. L’autonomia dei veicoli elettrici è ancora inferiore (circa 380 km) a quella dei veicoli convenzionali: servono pieni di energia troppo frequenti.