Perché l’Unione europea ha piazzato dazi sulle auto elettriche cinesi? Perché il governo di Pechino avrebbe (il condizionale è obbligatorio, giacché Pechino smentisce) dato troppi aiuti alle Case del Dragone, come riporta Automotive News. La Commissione europea ha pubblicato i risultati della sua indagine durata nove mesi sui sussidi cinesi al mercato dei veicoli elettrici, fornendo informazioni su come ha calcolato le tariffe e sulle prove raccolte a sostegno della sua tesi commerciale. Quattro le accuse durissime di Bruxelles al Paese della Grande Muraglia. Ecco i quattro sussidi presunti.
1) Prestiti a basso costo ai costruttori cinesi.
2) Terreni venduti alle aziende a prezzi stracciati: lì dove fare Gigafactory immense.
3) Incentivi alle vendite.
4) Aiuti per le batterie delle auto elettriche, costose come il fuoco.
Tutto questo darebbe ai produttori cinesi di veicoli elettrici un vantaggio competitivo: dumping, pratiche anti concorrenziali.
Prestiti facili a SAIC, BYD e Geely
Gli istituti finanziari cinesi che prestano denaro a SAIC, BYD e Geely “non hanno fornito alcuna valutazione dell’affidabilità creditizia”, per la Commissione. Le tre Case hanno tutte rating di credito AAA di prim’ordine ricevuti dalle agenzie di rating statali cinesi: rating più alti portano tassi di interesse più bassi. Ma a causa di aspetti problematici come l’elevato rapporto debito/capitale e l’uso di prestiti per ripagare il debito, la Commissione ha scoperto che il loro rating finanziario complessivo corrispondeva a un rating B. Gli investitori considerano le obbligazioni con rating B come obbligazioni spazzatura.
Bruxelles contro Pechino e SAIC
Il rapporto descrive in dettaglio la riluttanza del governo cinese e della Casa statale SAIC, proprietaria del marchio britannico MG, a collaborare con l’indagine della Commissione per stabilire se i produttori cinesi di veicoli elettrici beneficiano di un sostegno statale ingiusto. Di qui l’extra dazio del 37,6% a SAIC. Mentre BYD e Geely devono affrontare tariffe più basse rispettivamente del 17,4% e del 19,9%: più collaborative. Le tariffe si aggiungono al consueto 10% imposto dall’UE sulle importazioni. In vigore da oggi, 5 luglio 2024. Il documento probabilmente farà parte della difesa della Commissione nel caso in cui il governo cinese sporgesse denuncia all’Organizzazione mondiale del commercio.
Quanti aiuti a SAIC secondo l’Ue?
I suoi sussidi ammonterebbero al 34,4%. I parziali:
1,38% per prestiti da banche statali,
8,27% per altre forme di finanziamento,
8,56% sotto forma di sovvenzioni,
2,28% in incentivi per la vendita di veicoli elettrici,
0,67% per terreni a buon mercato,
13,24% per batterie a basso prezzo.
I sussidi nelle stesse categorie ammontano al 15,1% per BYD e al 19,72% per Geely.
La difesa di SAIC e governo
Per il colosso cinese, la Commissione avrebbe calcolato male il livello tariffario e ha anche trascurato alcune delle informazioni e delle controargomentazioni presentate dalla società durante l’indagine. L’indagine della Commissione avrebbe coinvolto anche informazioni commercialmente sensibili come la formula della batteria. Il governo cinese ha inoltre lamentato che la Commissione ha cercato una quantità senza precedenti di informazioni dettagliate durante l’indagine: spionaggio industriale. Ma la Commissione elenca lunghe discussioni avanti e indietro in una serie di aree in cui Pechino ha rifiutato di collaborare o non ha fornito informazioni più basilari, compreso il numero di veicoli elettrici immatricolati in Cina o le immatricolazioni per marca, modello e ubicazione.
Per ora, il Partito Comunista Cinese si difende. Fra poche ore, inizierà a contrattaccare: troppi sussidi dei Paesi Ue all’industria Ue, quindi concorrenza sleale, pertanto controdazi.