L’Europa automotive ha paura di tutto e di tutti: è un giocatore di poker pallido, timido, titubante, destinato a essere spennato dagli altri player. Per ora, cerca di difendersi con extra dazi provvisori anti auto elettriche cinesi, ma prima o poi verrà stanata e crollerà, perché è l’evoluzione tecnologica in aperta concorrenza che fa crescere, non il nuovo Medioevo di barriere. Adesso, Bruxelles rifiuta anche la sfida cinese dei biofuel, imponendo dazi su quelli che arrivano dal Paese del Dragone. In questo clima di “Sei circondato, arrenditi, esci con le braccia levate”, l’Unione europea si trascina stancamente. Come risposta, i vertici del governo della nazione della Grande Muraglia hanno pronta l’indagine sui prodotti made in Europe e venduti in Cina: ci sono sussidi? Se sì, dazi di ripicca. A quel punto, diverrà improbabile affermare che gli Stati o il governo centrale Ue non hanno dato aiuti illeciti, proprio come noi non crediamo alle parole dei cinesi.
Inchiesta finita
La Commissione europea ha appena concluso l’indagine anti dumping avviata lo scorso mese di dicembre sul biodiesel (Hvo-Hydrogenated Vegetable Oil e Fame-Fatty Acid Methyl Ester) cinese. Bisogna imporre, da metà agosto 2024, dazi provvisori e compensati tra il 12,8% e il 36,4%. Così da proteggere, in teoria, l’industria europea dalla presunta concorrenza sleale. In realtà, questo sarà solo un altro ennesimo danno: come per i pannelli solari cinesi.
Business colossale
Il mercato europeo di biodiesel valga 31 miliardi di euro l’anno, essendo un’alternativa rinnovabile ai combustibili fossili nel settore dei trasporti. La Cina ha esportato in Ue 1,8 milioni di tonnellate di biodiesel, il 90% dell’export globale. Conseguenze negative per Chevron Renewable Energy Group, Shell, Bo, Argent Energy. La lamentela era arrivata dall’associazione European Biodiesel Board per denunciare prezzi tenuti artificialmente bassi dai produttori cinesi: se il Consiglio Ue darà l’ok, le tariffe resteranno in vigore per i successivi cinque anni. Adesso, dazi del 12,8% sui prodotti di EcoCeres Group, del 36,4% su quelli di Jiaao Group e Zhejiang Jiaao Enproenergy e del 25,4% su Zhuoyue Group e Longyan Zhuoyue New Energy. Come per le auto, punizioni meno severe a chi ha collaborato.
Stranezza Ue
In tutto questo, spicca un dato. L’Ue ha aperto agli e-fuel della Germania mantenendo quasi intatto il bando termico 2035. Ma ha chiuso ai biocarburanti chiesti dall’Italia (Eni è forte, grazie anche a materiali provenienti da Kenya, Mozambico, Congo). Adesso, difende i biocarburanti comunitari. Stranezze di Bruxelles.