L’Europa ha intrapreso una delle sfide più complicate, l’abbandono delle auto tradizionali dotate di un classico propulsore a combustione interna per imporre una nuova mobilità segnata dalle auto elettriche. Una decisione che non piace né a buona parte dell’utenza né ai costruttori e che l’UE cerca di giustificare senza successo.
La nuova strategia messa a punto dall’Unione Europea non piace ai cittadini dei 27 Paesi membri né ai costruttori che, dal 2035, potranno acquistare solo auto elettriche al 100% vietando la vendita dei tradizionali veicoli con propulsore endotermico, ibridi e plug-in in tutto il territorio dell’Unione. Un provvedimento che l’organismo europeo ha ora considerato per spiegare i motivi che l’hanno portato a prendere questa decisione, ma che non sono affatto convincenti.
Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea, si è fatto avanti e si è degnato di dare le opportune spiegazioni, considerando che l’enorme concorrenza con Cina e Stati Uniti ha costretto l’Europa a spostare questa ambiziosa scheda, sottolineando in alcune dichiarazioni precedenti che “la mobilità elettrica è l’unica strada giusta, perché altri grandi attori del mercato globale si stanno muovendo lungo la stessa direzione e potrebbero eventualmente superare l’industria automobilistica europea”. E perché il 2035 e non il 2050? Beh, perché è il tempo della vita media delle auto in Europa.
Cina e Stati Uniti, chiavi principali della strategia europea sulle auto elettriche
Il più importante di questi player è quello del colosso asiatico, che entro la fine dell’anno avrà 80 nuove auto elettriche pronte per la vendita e di cui un gran numero approderà anche in l’Europa. Timmermans è convinto che anche l’industria europea debba difendere questa strategia, propugnando una posizione completamente opposta a quella difesa dal suo collega Thierry Breton, commissario dell’Unione europea per il mercato interno, che qualche settimana fa ha chiesto ai costruttori europei di continuare a produrre auto dotate di propulsori tradizionali da vendere in altri mercati.
L’olandese non è d’accordo con questa opinione, poiché sottolinea che significa trasferire le emissioni inquinanti globali da una regione all’altra del mondo. Alcune affermazioni che fanno acqua da tutte le parti, perché non tutti i costruttori sono convinti che le auto elettriche siano l’unica via per un’Europa a zero emissioni. Le loro richieste di considerare i combustibili sintetici o l’idrogeno caldo come altre possibili opzioni hanno ricevuto la risposta che “sarà presa in considerazione nella prossima riunione” del consiglio prevista per il 2026.
Come si farà a convincere gli europei del cambiamento?
Timmermans e i suoi colleghi hanno tre anni davanti per convincersi della loro strategia e affrontano ora una vera e propria sfida, di certo non facile: l’infrastruttura di ricarica nei Paesi membri dell’UE. Il presidente è convinto che maggiore sarà la fornitura di auto elettriche, più economiche saranno, il che non è affatto vero. I prezzi delle materie prime, come ad esempio cobalto, rame, litio o magnesio, necessarie per le batterie sono in costante aumento, soprattutto a causa della carenza di alcuni prodotti chimici come il litio, che li rende notevolmente più costosi.