Il team di transizione dell’amministrazione entrante sta preparando una serie di cambiamenti radicali per quanto riguarda le politiche relative alla mobilità leggera. Se qualcuno sperava che il nuovo inquilino della Casa Bianca si inserisse nella scia di Biden per quanto concerne l’auto elettrica, la sua speranza sembra proprio destinata a restare tale. Quella che si prospetta è infatti una vera e propria inversione a U, tale da smantellare, o quasi, l’Inflaction Reduction Act.
Auto elettrica, Trump non intende sovvenzionarla
Dopo settimane di speculazioni e di scenari del tutto ipotetici, successivi alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, si può dire che il futuro della strategia del Paese in materia di veicoli elettrici è stato finalmente definito nero su bianco. A sostenerlo è la Reuters, che ha potuto visionare le raccomandazioni stilate dal team di transizione indicato da Donald Trump.
I piani elaborati mandano in pratica al macero tutto ciò che era delineato in precedenza. A fornire tale indicazione non solo il taglio del supporto federale per i veicoli elettrici e le infrastrutture di ricarica, ma anche i dazi sui materiali critici delle batterie e l’annullamento degli standard sulle emissioni su cui l’adozione dei veicoli elettrici ha prosperato in questi anni.
Resta ora da capire se i molti addetti al settore automobilistico i quali, secondo i sondaggi effettuati al proposito, hanno disatteso le indicazioni del sindacato UAW a favore di Kamala Harris, vedranno realmente difesi i propri posti di lavoro dal “selvaggio” attacco straniero cavalcato da Trump in campagna elettorale.
Il piano di Trump per l’industria automobilistica
Naturalmente, a tenere banco è soprattutto la richiesta di eliminare il credito d’imposta per i veicoli elettrici da 7.500 dollari di cui si vociferava ormai da settimane. Le voci di un suo taglio sono ora sostituite dai documenti ufficiali e il primo esito è del tutto scontato: i consumatori non avranno più un corposo sconto sull’acquisto di auto elettriche. Ne consegue che diventeranno assolutamente proibitive per le classi popolari. Il rischio, quindi, è che la rivoluzione green si trasformi nel suo esatto opposto, una vera e propria restaurazione a favore delle classi agiate.
Oltre che dei consumatori con poco denaro da spendere, il problema sarà però delle case automobilistiche. In particolare di quelle che hanno investito miliardi in questi anni, aprendo nuovi stabilimenti sul territorio federale, confidando nel credito d’imposta. Senza il quale i modelli prodotti non si venderanno. E se non si venderanno sarà necessario stoppare la produzione, con l’ovvio corollario di licenziamenti massicci.
Se sono destinate a sparire le risorse del credito d’imposta, analogo destino è riservato ai finanziamenti per diffondere l’infrastruttura di ricarica all’interno degli Stati Uniti. Soldi i quali, tanto per cambiare, si trasformeranno in prodotti utili alla sicurezza nazionale.
Sorpresa, non è solo la Cina l’avversario da battere
Una sorpresa, però, arriva proprio sul versante delle batterie. La ratio che ispira il team di transizione, infatti, è l’allargamento del novero degli avversari da tenere fuori dall’uscio di casa. Se si pensava che questo genere di ostilità riguardasse solo la Cina, ora si scopre che in pratica a fare anticamera sarà il resto del mondo. L’intenzione, infatti, è quella di emettere dazi sui materiali delle batterie provenienti dall’esterno, a prescindere. Da cui saranno esclusi solo alcuni partner commerciali, con un ovvio corollario: i dazi saranno usati per costringere gli altri Paesi ad accettare prodotti made in USA.
Naturalmente, non poteva mancare il discorso relativo alle emissioni. In particolare, il team di Trump chiede la revoca degli standard sul risparmio di carburante stabiliti dall’amministrazione Biden. Per farlo, sarebbe consentito il 25% in più di emissioni allo scarico.
Tutto ciò può essere tradotto in parole molto semplici: volete l’auto elettrica? Pagatevela. Il problema, però, non sarà solo dei consumatori, ma anche delle case automobilistiche. In pratica, le montagne di denaro indirizzate verso l’elettrificazione della gamma potrebbero trasformarsi in carta straccia. Se Ford e GM sembrano in grado di reggere il colpo, resta però da capire se potrà farlo la filiera ad esse collegata. E chissà che a qualcuno non torni in mente il monito di Shawn Fain sulle reali conseguenze delle politiche di Trump, a questo punto…