Auto elettriche cinesi: cinque scenari drammatici per l’Unione europea nel 2025 

Ippolito Visconti Autore News Auto
Il modello di ecosistema cinese nel settore auto travolge la politica Ue.
Auto elettriche e batterie cinesi a valanga 2

C’era una volta un’Europa che primeggiava con le auto a benzina e diesel, con ragionevoli limiti alle emissioni delle macchine: poi arriva la Commissione Ue nel 2019 e impone il bando alle termiche nel 2035, oltre alle multe alle Case troppo inquinanti nel 2025. Da lì, stravince la Cina. un colosso che controlla la filiera dell’auto elettrica da cima a coda, incluse batterie e minerali. Il suicidio automotive, economico, sociale, finanziario e politico dell’Ue prevede cinque scenari drammatici.

Uno, la battaglia della sostituzione delle batterie

La Cina accelera con la sostituzione delle batterie. Non solo NIO (società stracolma di risorse economiche), anche il colosso planetario Contemporary Amperex Technology (CATL): straordinario esempio di come le aziende del Dragone stiano facendo progredire il settore Bev, dimostrando resilienza e adattabilità di fronte alle pressioni esterne. Ossia ai maxi dazi Usa e Canada del 100%, e ai micro dazi Ue. CATL ha appena annunciato i piani per costruire 1.000 stazioni di sostituzione delle batterie in tutto il Paese nel 2025, con l’obiettivo finale di 40.000 stazioni di sostituzione. Poi si passa all’attacco nel resto del mondo e in Ue, come sempre. L’azienda ha presentato due pacchi batteria Choco-SEB (Swapping Electric Blocks) standardizzati e prevede di lanciare 10 modelli di veicoli elettrici utilizzando i pacchi con i partner. Il suo approccio di ecosistema collaborativo è un cambiamento di paradigma: la cooperazione è la pietra angolare per il successo nello sviluppo sostenibile internazionale. La sostituzione delle batterie consente ai conducenti di sostituire rapidamente una batteria scarica con una completamente carica presso stazioni designate, in pochi minuti. La Cina è partita da camion pesanti, veicoli logistici e autobus che hanno aperto la strada all’accelerazione dello sviluppo dell’infrastruttura di sostituzione delle batterie: ora le auto. NIO ha aperto più di 2.700 stazioni di sostituzione delle batterie per i propri utenti. Sono nuovi standard per la sostenibilità e l’esperienza dei consumatori nel settore dei veicoli elettrici.

Il modello di ecosistema cinese nel settore auto travolge la politica Ue.

Due, invasione in Ue

Come aggirare i dazi? Con fabbriche in Ue. Non di certo in Italia, il terrore sei sette mari: tasse mostruose, burocrazia infernale, auto elettrica nicchia, Sud dove si ama il diesel over 10 anni, costo dell’energia spaventoso perché non compriamo più gas dalla Russia per punirla severamente, allineati a Bruxelles. Ma in Ungheria, che acquista gas da Putin: costo dell’energia bassissimo. Si inizia dal gigante BYD. Ma anche altre Case guardano con estremo interesse. Poi va forte la Spagna, che attira specie Chery. Secondo uno studio di Dataforce pubblicato da Bloomberg, a novembre 2024 le Case cinesi hanno ridotto la loro quota di auto elettriche in Europa: 7,4%. Contro 8,2% di ottobre 2024. Insomma, sarebbe colpa dei dazi, che si aggiungono all’aliquota del 10% già in vigore: la percentuale varia in base a quanto ogni costruttore ha collaborato con l’Unione europea nel corso dell’indagine anti-dumping. A carico di BYD del 17%, sul Gruppo Geely del 18,8%, per SAIC (MG) del 35,3%, per la statunitense Tesla (ha la GigaShanghai) del 7,8%. Comunque, i cinesi puntano fortissimo sulle termiche ibride plug-in, non tassate.

Tre, fusioni nucleari dei cinesi

Se solo nel 2025 la fusione Renault-Stellantis divenisse realtà, significherebbe che l’Antitrust non pone obiezioni. Come, in scala minore, con il matrimonio FCA-PSA. Questo trionfo della Francia, azionista ovunque in quelle Case, sarebbe un assist formidabile per la Cina. Allora, anche i colossi del Regno di Mezzo potrebbero sposarsi, almeno in Europa. La corsa a chi è più grande, potente, con maggiori economie di scala. Problema: il Celeste Impero ha modo di unire mostri sacri dell’auto elettrica, in una sorta di creatura mitologica dalla ferocia agonistica automotive senza pari. Sullo sfondo Nissan-Honda, con Foxconn alle spalle, in funzione anti Pechino: i cinesi non staranno a guardare. 

Il modello di ecosistema cinese nel settore auto travolge la politica Ue.

Quattro, cooperazione

Diverse aziende cinesi sono aperte a potenziali collaborazioni internazionali, sfruttando i loro ampi legami con le Case automobilistiche globali. Un numero crescente di società del Paese della Grande Muraglia sta accelerando i propri sforzi di internazionalizzazione, cercando attivamente di connettersi e integrarsi con i mercati internazionali attraverso la cooperazione. Inoltre, molte aziende cinesi di veicoli elettrici stanno stabilendo partnership con aziende automobilistiche e tecnologiche planetarie.

Cinque, la guerra commerciale

Guerra commerciale in atto fra un soggetto debole come l’Ue e uno forte come la Cina. La quale può davvero farci del male: vedi i dazi su carne di maiale, latticini e liquori che arrivano da Germania e Francia. Vedi le tasse sulle premium tedesche di BMW, Mercedes e Volkswagen, che già vanno malissimo dalle parti di Pechino. Perdipiù, la catena decisionale politica ed economica del Dragone viaggia a velocità fotonica: ci mettono 30 secondi a prendere una decisione che ci danneggia. Noi, coi dazi, ci abbiamo messo mesi, e adesso siamo ancora in trattative. Abbiamo una Commissione Ue fragile, figlia di compromessi, che appare paralizzata col suo stallo elettrico. Desidera a parole proteggere l’industria auto Ue, ma Prevost (Renault) ha affermato all’assemblea Anfia (filiera) che – qualora il meccanismo Cafe (emissioni e multe) restasse tale – nel 2025 le Case auto saranno costrette a vendere tre milioni di vetture (termiche) in meno, col target di non subire batoste troppo forti. Siamo una zattera al centro del mare in tempesta, mentre le stampelle Ue sinistroide di Germania e Francia attendono spaventatissime le elezioni che potrebbero mandare a gambe all’aria i loro governi tremolanti e la stessa Commissione Ue. Che non è stata in grado di tutelare un gioiello di tecnologia come l’auto elettrica: servivano colonnine veloci, energia low-cost, scudo anti Cina.

  Argomento: 
X