La crisi in cui si è avvitata l’azienda svedese Northvolt è sempre più profonda. A testimoniarlo le indiscrezioni delle ultime ore, che vorrebbero il produttore di batterie nordico impegnato nel tentativo di vendere le proprie scorte di materiali per la produzione di batterie. A concordare in tal senso, come riferito da Reuters, tre fonti a conoscenza della questione, secondo le quali ora l’azienda cerca di consolidare le proprie finanze dopo aver dovuto ridimensionare le sue ambizioni.
Northvolt, il declino è impressionante
Il declino cui sta andando incontro Northvolt desta una certa impressione. L’azienda nordica, infatti, era considerata la migliore speranza europea per un produttore di batterie per veicoli elettrici locale. Una speranza che, però, sembra stia rapidamente scomparendo.
Le prime avvisaglie della tendenza in atto erano arrivate nel mese passato, quando Northvolt ha dichiarato l’intenzione di tagliare un quinto della sua forza lavoro e snellire il proprio business. Rimedi che avrebbero dovuto consentire all’azienda di ridurre i costi e affrontare un momento molto complicato.
In tal modo, però, la società si è in pratica allontanata dalla sua missione originaria, l’essere cioè una azienda all-in-one, in grado di dare vita a tutti i processi produttivi relativi alle batterie per auto elettriche, ovvero la raccolta di materiali, la fabbricazione di batterie e il loro riciclaggio a fine vita.
Ora Northvolt concentrerà i suoi sforzi sulla produzione di celle per batterie su larga scala. Ne consegue che l’interruzione la produzione di materiali catodici attivi (CAM) nella sua gigafactory in Svezia rende ridondanti le scorte di materie prime, in particolare quelle di solfato di nichel e idrossido di litio.
In tale ottica, è stata quindi presa la decisione di vendere le scorte al fine di raccogliere liquidità. Una decisione affrettata anche dal fatto che queste materie prime hanno una durata di conservazione relativamente breve. Una versione che, però, è stata smentita da un un portavoce, il quale ha affermato che l’azienda continua a pianificare una strategia di batterie integrata verticalmente. Queste le parole espresse al riguardo: “Da quando abbiamo prodotto la nostra prima cella per batteria presso Northvolt Ett a Skelleftea nel 2021, abbiamo collaborato con partner che forniscono materiale attivo del catodo prodotto esternamente.” Per poi aggiungere: “Non rilasciamo dichiarazioni sulla nostra strategia complessiva relativa alla catena di fornitura”.
Northvolt, la raccolta di risorse finanziarie non sembra stia andando come previsto
Il passato 24 settembre un portavoce dell’azienda aveva affermato in una conversazione con Reuters che la raccolta di nuovi fondi stava procedendo al meglio. Una raccolta resa necessaria dalla perdita pari a 1,2 miliardi di dollari nel corso del 2023, derivante da piani di espansione troppo aggressivi, come del resto riconosciuto dalla dirigenza.
La concorrenza cinese ha poi fatto il resto, costringendo Northvolt a prendere atto della realtà. La vendita in atto sarebbe quindi del tutto conseguente al nuovo quadro in cui deve operare la società nordica. I probabili acquirenti dei materiali sarebbero aziende operanti nella filiera di fornitura delle batterie.
Non c’è però molto tempo per condurre in porto l’operazione. L’idrossido di litio potrebbe infatti durare fino a circa sei mesi, mentre per il solfato di nichel ci sarebbe un margine di un anno, in quanto entrambi assorbono acqua, diventando inutilizzabili dopo tale termine.
La speranza di batterie europee sembra sul viale del tramonto
Northvolt era la grande speranza europea per la produzione di batterie. L’azienda svedese era considerata anni avanti rispetto a quelle concorrenti sul territorio continentale. Un ambito comprendente le norvegesi Morrow Batteries e Freyr, e Automotive Cells Company ACC), una joint venture tra Stellantis e Mercedes.
Proprio nel corso dell’anno, infatti, Morrow ha aperto una fabbrica di celle per batterie in Norvegia, ma per la vendita ad aziende automobilistiche saranno necessari anni. Northvolt sembrava perciò in largo vantaggio, da un punto di vista temporale.
Soltanto all’apparenza, però. Nonostante sia leader nel settore, l’azienda svedese ha infatti dovuto fronteggiare le difficoltà a produrre batterie di alta qualità in volumi sufficientemente elevati. I ritardi nella produzione si sono quindi andati a riflettere sull’avvio della produzione di camion elettrici da parte di Scania e alla cancellazione di una commessa da due miliardi di dollari da parte di BMW. Per capire meglio i ritardi, basterà ricordare che l’unica fabbrica di Northvolt sta portando avanti un ritmo produttivo pari a meno di un GWh, contro i 16 della sua capacità.
Oltre 10 miliardi di dollari in finanziamenti
Nel corso degli anni, Northvolt ha potuto godere di una massa ingente di finanziamenti. L’azienda nordica ha infatti ricevuto più di 10 miliardi di dollari in finanziamenti azionari e obbligazionari da realtà di primo piano. Un ambito in cui spiccano Volkswagen, Goldman Sachs e Blackrock. Ad attestarlo sono i documenti depositati, che rendono ancora più clamoroso lo stato di difficoltà in cui versa attualmente l’azienda.
Uno stato di difficoltà talmente acuto da costringere la dirigenza di Northvolt a mettersi all’affannosa ricerca di ulteriori risorse. Una raccolta la quale, però, non sembra stia andando molto bene o, perlomeno, non all’altezza delle necessità. Tanto da arrivare ora alla vendita delle scorte.
Al momento non è ancora chiaro quanto sia il materiale per la produzione di batterie stoccato nel suo magazzino, né quale potrebbe essere il valore ottenibile da un’eventuale vendita. A rendere ancora più difficile il processo è il fatto che, al momento, il mercato del litio si trova in eccesso di offerta. Una conseguenza del forte rallentamento in atto nel mercato delle auto elettriche.
L’idrossido di litio viene a sua volta scambiato a circa 10.000 mila dollari a tonnellata metrica, un valore che è crollato dal dicembre del 2022, quando aveva toccato un picco pari ad oltre 80mila. Mentre per quanto concerne i prezzi del solfato di nichel, hanno trovato un equilibrio nella forbice di prezzo compresa tra i 15 e i 16mila dollari a tonnellata per alcuni mesi.
Qual futuro, per l’azienda nordica?
Il passato 23 settembre, Northvolt ha preso atto del rapido deterioramento del quadro. Ha infatti sospeso i piani per la prevista espansione della sua fabbrica di Skellefteå, per poi presentare questa settimana istanza di fallimento per l’unità responsabile dell’ampliamento.
Nella giornata di mercoledì il direttore dello stabilimento di Ett ha poi deciso di rassegnare le sue dimissioni. Preceduto da Simon Miller, il responsabile degli acquisti, che aveva deciso di togliere le tende già a settembre, come è possibile arguire dal suo profilo LinkedIn.
In sostituzione di quest’ultimo è arrivata Caroline Vernet, la quale ha assunto la carica di Senior Director of Raw Materials. La stessa che, in precedenza fungeva da Senior Strategy Manager. Una revisione degli assetti aziendali tale da far capire come la situazione sia tutt’altro che sul punto di ristabilirsi.