Prima i numeri: le vendite di auto elettriche a settembre 2024 in Europa sono aumentate del 10% in un mercato in calo del 6%. I fanboy delle vetture a pila sparano sentenze, tipo boom del full electric. In realtà, tutto dipende dalla Germania. A settembre 2023, finiti gli incentivi per le macchine a corrente di agosto 2023, c’è stato un crollo delle immatricolazioni in quel Paese per i mezzi a batteria. Pertanto, un qualsiasi squallido risultato di settembre 2024 sarebbe valso il segno “+”. La verità sta in un altro dato: vendite del mercato elettrico a batteria da inizio anno -5,8%. E quota di mercato -1% per i veicoli elettrici nel 2024. Queste auto erano e restano costose come il fuoco, scomode, respinte dai potenziali clienti nel Vecchio Continente. Pertanto, occhio alle fake nei social.
I numeri vanno letti e interpretati con sapienza, distacco, in modo clinico, gelido, asettico. No ai dogmi dell’elettrico, no all’ideologia delle full electric che si vendono tanto nel mondo e che non inquinano durante il ciclo vita.
Cosa dice la lobby dei costruttori
Riportiamo un commento di parte, dopo aver dato spazio al falso boom dei fan dell’elettrico. “I dati di oggi dimostrano che siamo ancora lontani dal florido mercato elettrico di cui l’Europa ha bisogno – ha detto in un comunicato Sigrid de Vries, direttore generale di Acea (Case auto) -. Dovremmo vedere una crescita mensile costante e sostanziale, soprattutto in questo momento cruciale per lo sviluppo di questa tecnologia. Invece, da inizio anno la quota di mercato delle auto elettriche è inferiore di quasi l’1% rispetto allo scorso anno, mentre i volumi sono ancora inferiori di quasi il 6%”.
A tutto ibrido
Invece, le auto mild-hybrid (con motore a benzina e piccola batteria elettrica) hanno raggiunto il 32,8% del mercato e superato per la prima volta le benzina (29,8% della torta, -17,9%). Insomma, o benzina o ibrido, col diesel morto. Anche magari ibrido plug-in, ma non elettrico.
Le richieste del governo italiano all’Ue
L’esecutivo italiano ha presentato a Bruxelles la richiesta formale per anticipare al 2025 la revisione del Green Deal e del bando alle auto a combustione previsto per il 2035, attualmente programmata per il 2026. Il ragionamento si basa su un approccio di neutralità tecnologica (biofuel, e-fuel e idrogeno). Serve, per il governo, maggiore autonomia strategica nell’approvvigionamento di materie prime da parte dell’Europa. Urge l’istituzione di un fondo di sostegno per la filiera automotive e per i consumatori che acquistano veicoli elettrici prodotti in Europa o con componenti prodotti in Europa. Motivo: una transizione troppo rapida potrebbe comportare conseguenze pesanti per la sostenibilità sociale ed economica del comparto automotive nazionale, dice l’Unrae (Case estere). Invece, l’Acea (Associazione dei costruttori europei) ha avanzato la richiesta di posticipare al 2027 l’introduzione del nuovo target di emissioni, pari in media a 93,6 g/km di CO2, originariamente previsto per il 2025. Se no, scattano multe da 15 miliardi di euro in tolale.