Nel 2019, quando la sinistra verde della Germania – con gli amici Paesi Bassi e Francia – ha imposto il Green Deal e l’auto elettrica, ogni Paese faceva da sé. Incentivi e colonnine, Berlino si regolava in un modo, Parigi in un altro, Roma per fatti suoi. Ora però i sinistroidi tedeschi e transalpini vivono settimane di panico totale, perché il flop di Green Deal e auto elettrica, con l’inflazione stellare e il timore della disoccupazione automotive (vedi crisi VW), hanno spostato gli equilibri. La destra morde e il 23 febbraio 2025, con le elezioni tedesche, chi ha in mano il potere trema a livello sia nazionale sia europeo. La stessa Commissione Ue, partorita dopo travagli immensi, rischia di crollare se mai il cancelliere Scholz dovesse capitolare. Soluzione: l’Ue chiede alle nazioni di agire assieme con ecoincentivi auto elettriche paneuropei. Unione massima, coesione d’intenti, un’unica cabina di regia per i bonus a favore del full electric.
Coincidenze
Così, a sei anni di distanza dal Green Deal 2019, con l’incubo elezioni tedesche, ecco la trovata degli incentivi comunitari. Sullo sfondo, anche le future elezioni di Francia, il cui esito verrà potentemente influenzato da quelle tedesche: un patema per volta.
La francese Lagarde all’attacco
Sicché abbiamo la tedesca von der Leyen, numero uno della Commissione Ue, con gli incentivi europei, più l’olandese Hoekstra (persona chiave come commissario europeo per il clima), più la francese Lagarde (presidente della Banca centrale europea). Quest’ultima ha appena parlato di crisi esistenziale dell’Europa invitando i leader europei ad agire insieme. Il Vecchio Continente ha un “enorme capitale di talenti e risparmi, ma serve una grande sveglia per muoversi. Se i leader collaborano e rispondono alle minacce esterne, c’è un potenziale per reagire con successo”. Idem il commissario europeo all’Economia, Dombrovskis: “L’Europa è certamente più forte se parla con una sola voce e quando agisce insieme. Questo è l’approccio che useremo. E vale la pena ricordare che il commercio internazionale è competenza esclusiva dell’Unione europea, un’unione doganale con una politica comune sui dazi e sulla politica commerciale estera”.
Italia, colpaccio Trump e Musk
Noi subiamo passivamente le decisioni altrui in tema di mobilità elettrica: decide l’Ue. Abbiamo cercato di persuadere la Commissione Ue a fare marcia indietro sulle multe alle Case per le emissioni, e a rivedere in anticipo le regole sul full electric. Ma siamo soli: i governi di Germania e Francia non ci hanno accompagnato per nulla. Al massimo, c’è stato l’appoggio della filiera auto tedesca e di quella francese. Con un peso specifico bassissimo, possiamo davvero poco. Tant’è vero che l’Ue ha aperto agli e-fuel amati da Berlino, e non ai biocarburanti chiesti da Roma. Pur tuttavia, nel mentre che l’Ue green imbarca acqua da tutte le parti, il rapporto privilegiato del governo Meloni col neopresidente Usa Trump e con Musk di Tesla è un asso di cuori straordinario nelle mani dell’esecutivo. Chi scrive reputa che Bruxelles non abbia la forza di guerreggiare contemporaneamente contro Russia (sanzionata, zero gas), Cina (dazi elettriche) e States. È con gli amici yankee che l’Italia può sottrarsi al giogo Ue. Colpo da mille e una notte del presidente del Consiglio, seppure in un Paese stritolato dalla burocrazia: la sinistra italiana lo sa perfettamente, e per questo critica a ogni piè sospinto ogni micro mossa che riguardi il leader di Fratelli d’Italia in relazione con The Donald ed Elon. Sarà un match elettrico colmo di colpi di scena.