Auto elettrica in Italia, i costruttori attaccano: intollerabile ritardo in Europa 

Ippolito Visconti Autore News Auto
Per l’Unrae, servono politiche chiare e stabili, che orientino i clienti.
italia ue

Italia maglia nera dell’auto elettrica in Europa (fra i big), e così l’Unrae Case estere attacca la politica. Cosa che ha fatto anche ieri, prima del governo Meloni. Il dato del nostro Paese è largamente inferiore anche rispetto a quello europeo complessivo di dicembre, con le ECV (Electric Chargeable Vehicles) al 27,1% di share: BEV (elettriche) al 18,8% e PHEV (ibride plug-in) all’8,3%. Nei 12 mesi, le ECV raggiungono solo il 7,5% del mercato (BEV 4,2% e PHEV 3,3%). Ci stracciano Regno Unito al 28,2% (BEV 19,6%), Francia al 25,4% (elettriche 16,9%), Germania al 20,3% (13,5% le full electric) e Spagna 11,4% (5,6% di macchine solo a batteria).

Auto elettrica in Italia, i costruttori attaccano

L’Unrae non ci sta

Sentiamo il direttore generale Unrae, Andrea Cardinali, che in estrema sintesi dice: “È ormai intollerabile che l’Italia continui a navigare in ritardo rispetto all’Europa nella transizione verso la mobilità a zero o bassissime emissioni”. Quindi, cosa serve? Per la lobby dei costruttori, urgono politiche chiare e stabili. Così, clienti si possono orientare. E gli operatori automobilistici hanno modo di pianificare gli investimenti senza incertezze. Il riferimento è anche agli incentivi auto: a singhiozzo, pochi, concepiti male. Poi c’è un lungo discorso sulla fiscalità dell’auto, specie quella aziendale: una pressione dell’erario molto più forte che altrove.

Auto elettrica in Italia, i costruttori attaccano

Tavolo Automotive futuro: le quattro proposte delle Case

Al prossimo Tavolo Automotive convocato dal ministro delle Imprese Adolfo Urso, l’Unrae insisterà sulla necessità di istituire un piano pluriennale di sostegno alla domanda di veicoli a zero o bassissime emissioni. E di intervenire sul regime fiscale delle auto aziendali, inadeguato e penalizzante. Terzo: cruciale accelerare lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica. E quarto: intervenire sui costi dell’energia perché la transizione possa decollare.

Palla all’Ue

Per il resto, pesano le multe Ue alle Case di 16 miliardi nel 2026. Motivo: il superamento dei limiti di CO2 in vigore dal 2025. I risultati? Industria più debole, stop agli investimenti, mercato in calo. Ossia si accentuano queste brutte tre tendenze già in atto. Se ne parlerà presto col Dialogo strategico, il 30 gennaio 2025.

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