La Von der Layen e Timmermans hanno spinto per il bando all’auto termica nel 2035, per il Green Deal e quindi a favore delle vetture elettriche. Si era nel 2019 e il momento si rivelava propizio per la sinistra ultra verde. Che ha dimostrato scarsa lungimiranza.
A giugno 2024, le elezioni Ue hanno rappresentato una spallata alla riforma ecologica estrema di quelle lobby di potere. Ma il secondo tsunami è arrivato con le elezioni in Francia di poche ore fa, che ha visto la destra stravincere.
Adesso, sotto il profilo squisitamente aritmetico, c’è qualche micro seggiola barcollante nell’Unione europea che consente agli estremisti di proseguire sulla linea oltranzista anti termico e pro elettrico. Tuttavia, al momento del voto dei vari progetti legge, governare il Vecchio Continente con una maggioranza risicata di un pugno di voti sarà difficilissimo. Oltretutto, la Germania socialista è un pugile suonato, stordito dai dazi Ue anti elettrico cinese che colpiscono indirettamente l’economia teutonica (i contro dazi cinesi anti auto tedesche potenti BMW, Mercedes e VW). Mentre la Spagna traballa con un esecutivo di sinistra tenuto farmacologicamente in piedi da un paio di seggi.
Retromarcia immediata o nel 2026
Improbabile una retromarcia immediata, con l’Ue che cancella subito il bando termico del 2035. Più probabile tirarla per le lunghe, in stile burocratico europeo, e ridimensionare l’attacco a benzina e diesel con la clausola di revisione del 2026. Anche per questione d’immagine: si parlerà di minima precisazione, di limatura di dettagli, per nascondere un capovolgimento a quasi 180 gradi.
La Cina si gode lo spettacolo coi pop corn
In tutto questo spettacolo triste Ue, il Partito Comunista Cinese osserva di lontano, come uno spettatore davanti alla tv della finale di tennis di Wimbledon coi pop corn in mano: auto elettriche cinesi sempre più su, batterie e tecnologie orientali a mille, catena decisionale ultra rapida, micro dazi Ue che non mangiano i margini di profitto immensi delle Case del Dragone.
L’Europa che parte a sinistra col Green Deal anti termico, riceve un ceffone dal popolo, viene subissata di critiche da parte di chi fa studi sul potenziale inquinante dell’elettrico nel ciclo cita: infine la retromarcia dopo aver piazzato i dazi anti Cina che penalizzano i consumatori italiani. Disastro totale.
Destra e sinistra nell’Ue: auto elettrica centrale
Occorre con obiettività sommare i seguenti fattori: il trionfo di Marine Le Pen (destra pura) in Francia, la presidenza ungherese (il premier magiaro Viktor Orbán di destra e sovranista) dell’Ue, il gruppo dei Patrioti all’Eurocamera. La Plenaria sarà a metà luglio: la vittoria del Rassemblement National ai ballottaggi del 7 luglio 2024 in terra di Francia sarebbe la terza spallata terribile all’auto elettrica, al Green Deal, alla deriva di sinistra verso utopie condite a dazi anti Cina irrazionali e contraddittori. Ursula von der Leyen farebbe un bis alla Commissione tenuto su con il nastro isolante, pronto a crollare con un soffio di vento. Serve un appoggio esterno, in un magico gioco di seggioline nella girandola dei posti di potere.
Un “do ut des” senza precedenti in Ue: ci sarebbero anche i programmi per l’ambiente, l’ecologia, l’aria pulita, contro le auto a benzina e diesel brutte sporche e cattive. Ma per questo adesso non c’è spazio: prodigi della politica comunitaria. Intuendo il possibile accaduto, l’astuto Timmermans, fautore del Green Deal basato sull’auto elettrica, ha appiccato il fuoco al pagliaio, per poi darsela a gambe levate nei Paesi Bassi. E la Terra che ha bisogno di macchine pulite? Se ne occupino gli altri.