Auto con targa polacca a Napoli e radiazione per esportazione: fenomeni strani

Ippolito Visconti Autore News Auto
Radiazione per esportazione, c’è qualcuno che ne approfitta: è il caso di chi ha l’auto con targa polacca a Napoli, Caserta e un po’ in tutta Italia.
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Se le normative sono poco chiare, c’è qualcuno che ne approfitta: è il caso di chi ha l’auto con targa polacca a Napoli, Caserta e un po’ in tutta Italia. Ti liberi della macchina, fai la radiazione per esportazione, quindi c’è una seconda immatricolazione da parte di una società di noleggio della Polonia o di un’altra nazione dell’Est, infine il noleggio a lungo termine. Obiettivo? Se chi abita a Napoli compra l’auto a Napoli, paga 2.000 euro l’anno di assicurazione Rc auto più il bollo (la tassa di proprietà della vettura alla Regione Campania). Ecco allora la soluzione: quel cittadino fa esportare il veicolo in Polonia. Qui, una società di noleggio a lungo termine diventa proprietaria della macchina. E dà la vettura a noleggio per anni a quello stesso cittadino che in origine era titolare del mezzo: questi non paga Rc auto e bollo, diluiti nel canone di noleggio. In Polonia infatti le polizze costano un quinto o un decimo. Si può? I cavilli sono soggetti a mille interpretazioni, come spesso accade in Ue. Un fenomeno strano.

Il rischio non è per chi prende l’auto a noleggio dalla società polacca: il rischio è degli altri utenti della strada. Infatti, se la vettura con targa polacca provoca un incidente in Italia, può darsi che la vittima del sinistro debba seguire procedure burocratiche complicate prima di vedere il risarcimento. Sempre che riesca a essere rimborsato. Insomma, non vede un euro di indennizzo a causa di tutto questo giro di vetture esportate e targate all’Est: deve far riparare il proprio mezzo a proprie spese.

Reve e Napoli, cosa accade

In teoria, ci sarebbe il Reve, Registro dei veicoli esteri. Un proprietario straniero dell’auto con targa straniera, se viaggia in Italia, fa usare la macchina a persona fisica o giuridica residente in nel nostro Paese ma solo iscrivendo il comodato al Reve. Tuttavia, lo straniero (polacco, romeno o altro) iscrive l’auto al Reve anche se già iscritta al Pra italiano e mai radiata. Strano, anomalo, discutibile, però tant’è. Stando a indiscrezioni, un’infinità di iscrizioni al Reve è a Napoli: un caso?

Radiazione per esportazione: caos

Ma c’è pure un secondo fenomeno anomalo. Esiste perfino il commerciante che a Napoli, Caserta e un po’ in tutta Italia compra l’auto col fermo amministrativo diventando proprietario sul libretto con minivoltura all’interno del Pubblico registro automobilistico italiano gestito dall’Automobile Club d’Italia. Il commerciante rivende all’estero il mezzo dove viene reimmatricolato a nome di un altro proprietario privato. Qui il caos, con un’auto sola e due proprietari diversi. Uno è il commerciante come risulta dal Pra italiano. L’altro il proprietario dentro il registro del Paese estero. Abbiamo un telaio dove un’auto abbinato a due targhe. Ma non finisce qui: l’auto passa dalla nazione dell’Est (Polonia, Bulgaria, Romania ecc.) in Italia con targa straniera. Circola nel Belpaese con targa straniera. Pazzesco. D’altronde, le ganasce fiscali (il fermo amministrativo) non consentono la radiazione per demolizione o per esportazione, però permettono la vendita. È vero che l’esportazione del veicolo all’estero presuppone la cancellazione dall’archivio nazionale dei veicoli e dal Pra, ma questo concetto è ipotesi, una supposizione, una ragionamento logico-deduttivo. Non è un obbligo.

Carosello di auto, addio fisco

La macchina va dall’Italia alla Polonia, poi torna in Italia come per magia. E il fisco? Marameo. Il creditore (il Comune che aveva messo il fermo tramite l’Agenzia di riscossione) non trova più il veicolo in Italia: quel mezzo è stato esportato in Polonia. Al massimo, andrà a cercarlo in Polonia, se ha le risorse e il tempo per farlo, e se trova gli appigli legali. Il secondo ente beffato è la Regione: niente bollo auto. Infine, la vettura non paga l’assicurazione Rca obbligatoria (obbligatoria se fosse immatricolata solo in Italia). 

Documento unico, novità

Comunque, sulla scorta del decreto dirigenziale numero 89 del 14 marzo 2024, dal 15 aprile 2024 per i minipassaggi non si utilizza più il Documento unico, nato il 4 maggio 2020. Da quella data, occorre un Certificato di minivoltura su carta bianca formato A4, stampato dalla concessionaria di auto usate. Questo documento non vale per la circolazione su strada.

Vediamo cosa succederà: target, mettere fine a questi fenomeni. Indubbiamente, situazioni discutibili che vanno a svantaggio di tanti.

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Radiazione per esportazione, parola alla Cassazione

Qualcuno dice che scattano le multe per i furbetti? Bisogna sentire chi le leggi le capisce e le interpreta. Sentiamo la Cassazione, sentenza 4811 del 23 febbraio 2024. Seconda sezione civile. I fatti. Un’auto viene multata dalle Forze dell’ordine per presunta violazione dell’articolo 100, comma 12, del Codice della strada. Veicolo iscritto al Pra con targa e documenti intestati a qualcuno in Italia ma munito, al momento dell’accertamento, di targa polacca. A fondamento della contestazione l’autorità ritenne che il fatto integrasse un’ipotesi di circolazione di autoveicolo con targa non propria, in quanto diversa da quella che identificava il veicolo.

C’è il ricorso del multato contro la Prefettura di Pordenone. Per falsa applicazione dell’articolo 100, comma 12, del Codice della strada. Le targhe rinvenute erano infatti state rilasciate dalle competenti autorità polacche, previa consegna delle relative carte di circolazione e delle targhe originarie. Trattandosi di targhe appartenenti ai suddetti veicoli, la violazione contestata non era nella specie configurabile. La violazione sussiste solo quando la targa di cui il veicolo è provvisto appartiene a un altro mezzo o risulta comunque oggetto di contraffazione. Qui non c’è nulla di truffaldino.

Condanna totale

Non essendo necessari ulteriori accertamenti di fatto, la causa è decisa nel merito con l’accoglimento della opposizione ed il conseguente annullamento del verbale di contestazione. Le spese di giudizio, liquidate per tutti i gradi in dispositivo, seguono la soccombenza. Chi paga le spese legali? La Prefettura di Pordenone: 1.100 euro. Di cui 100 per esborsi, in relazione al primo grado. Più 1.600, di cui 100 per esborsi, in relazione al grado di appello. Più 1.700, di cui 200 per esborsi, per il giudizio di legittimità, oltre accessori di legge e spese generali.

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