Gli italiani si stanno appassionando alle auto cinesi. In un Paese che apprezza l’estetica, le proposte provenienti dall’Asia stanno guadagnando sempre più estimatori, anche grazie a condizioni di vendita più accessibili. Nei primi undici mesi del 2023, hanno totalizzato il 4,2% delle immatricolazioni, grazie al successo di marchi come MG e DR/Evo. Il primo, acronimo di Morris Garage, è stato un celebre marchio britannico prima di attraversare una crisi. Passato nelle mani di SAIC, ha ritrovato la retta via e il suo potenziale futuro rimane un’incognita. Oltre a mantenere un occhio attento sui costi di produzione, il design proposto dal centro stile dimostra una notevole evoluzione. Un esempio è la Cyberster, il cui arrivo è previsto per l’estate del 2024, suscitando notevole interesse.
Le auto cinesi spiegano le ali in Italia
Il secondo caso riguarda un marchio italiano “vestito” da un’altra nazionalità. Anche se il centro di produzione si trova in Molise, la base è fornita da Chery, JAC Motors e Baic, aziende con le quali sono stati stipulati accordi commerciali. Secondo le rilevazioni dell’Unrae sulle immatricolazioni da gennaio a novembre 2023, sono state registrate 61.124 vetture provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese, tra cui modelli di Aiways, BYD, Lynk & Co., Polestar e Seres. Questi numeri aumenterebbero considerevolmente considerando anche i marchi occidentali prodotti in Europa, come la Tesla Model Y, in lizza per diventare il modello più venduto al mondo quest’anno, e la Dacia Spring, il veicolo elettrico più accessibile in circolazione. Le collaborazioni tra marchi occidentali e realtà cinesi hanno contribuito a superare il muro della diffidenza, con risultati evidenti.
L’ingresso di Pechino nel mercato preoccupa gli operatori di diverse società, i quali reagiscono in due modi differenti. Ad esempio, il gruppo Stellantis ha deciso di entrare nel capitale azionario di Leapmotor per avere accesso alla loro architettura da utilizzare nelle produzioni internazionali. Carlos Tavares, CEO del gruppo nato nel 2021 dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e PSA Groupe, ha criticato la decisione della Commissione UE di aprire un’indagine antidumping sulle auto cinesi. C’è timore che lo Stato orientale adotti pratiche sleali per spazzare via la concorrenza.
Mentre il top manager critica la politica dell’ente comunitario, la Francia sembra gioire. Infatti, l’amministrazione di Emmanuel Macron è storicamente contraria ai rivali cinesi e lo ha dimostrato escludendoli dalla formula del leasing sociale appena proposta. Nell’elenco dei veicoli non figurano, infatti, le auto cinesi.