Dopo i decreti Sicurezza del Vicepremier Matteo Salvini, ai tempi del governo Conte uno, quello con Lega e Movimento 5 Stelle al governo, le auto a targa estera diventarono subito un argomento di stretta attualità e non certo per un alleggerimento delle regole che le riguardavano anzi, per l’esatto contrario. Ci fu un inasprimento delle regole con i decreti Salvini. Che portarono ad un netto stop all’utilizzo di auto a targa straniera in Italia. Soprattutto per chi effettivamente in Italia era residente. Dopo i decreti di Matteo Salvini sono state introdotte anche altre novità, che hanno parzialmente modificato quelle norme, alleggerendole ma non certo liberalizzando l’utilizzo di queste targhe come accadeva prima. Ma chi circola con targa straniera in Italia, e segue le regole che lo permettono in determinati casi, come si deve comportare con il bollo e il superbollo in Italia? Una domanda che molti si pongono, soprattutto per questi cambi repentini di normativa.
Perché la stretta sulle auto a targa straniera in Italia?
L’introduzione delle limitazioni all’utilizzo delle auto con targa straniera in Italia nasceva dal fatto che il legislatore all’epoca puntava a dare un taglio deciso au una specie di moda che da anni era diffusa. Milioni le auto che in Italia circolavano anche se immatricolate all’estero. Tra turismo, questioni di lavoro e libera circolazione tra Stati, nessuna stranezza. Il problema era che moltissimi usavano queste auto immatricolate fuori dai confini nazionali, per comodità e furberia. Auto a targhe straniere utili a diventare come invisibili di fronte ad autovelox, T-Red e multe differite. Oppure a pagare meno tasse di immatricolazione, meno imposte sulle trascrizioni, meno assicurazione obbligatoria e perfino meno come bollo e superbollo. Trucchi ed escamotage quindi che il governo con l’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini decise di contrastare duramente.
L’alleggerimento delle regole
Stop all’utilizzo di auto a targa estera da chi era sul territorio nazionale da 60 giorni. Era la regola fondamentale questa che imponeva a chi si trovava in queste condizioni, di immatricolare di nuovo il veicolo in Italia o di riportarlo nel Paese di origine. Poi si introdussero delle eccezioni a queste regole. Prima di tutto, la possibilità di utilizzare il veicolo se di proprietà di ditte di leasing o car sharing con sede straniera. Oppure di usare auto in una specie di comodato da parte di lavoratori assunti da aziende con sedi legali fuori dai confini italiani. Nacque il REVE, pubblico registro dei veicoli esteri. In altri termini il veicolo estero doveva essere iscritto al REVE per poter circolare in Italia anche con un semplice comodato e pure gratuito.
E per bolo e superbollo?
Pagare meno tasse, soprattutto su grossi SUV e supercar era una della motivazioni che maggiormente spingevano cittadini italiani a usare auto immatricolate all’estero anche se sempre in Italia. Tra le tasse che più di altre sono antipatiche ai contribuenti italiani c’è senza dubbio il bollo auto. Si tratta della tassa di proprietà dei veicoli a motore. Una tassa che tutti gli automobilisti che hanno un veicolo loro intestato al PRA devono pagare. E se il bollo “sta sullo stomaco” a molti contribuenti, figuriamoci il superbollo. Un veicolo immatricolato all’estero può circolare liberamente in Italia adesso. Ma occorre iscrivere l’auto nel Registro veicoli immatricolati all’estero per evitare le limitazioni temporali. Che impongono nuove immatricolazioni entro 180 giorni o espatrio del veicolo.
Targhe estere, cosa si risparmia rispetto all’estero?
Come si legge sul quotidiano il Sole 24 Ore però, pare che questo alleggerimento delle regole, riporta in auge il fatto che usare le targhe estere possa essere un metodo per evitare di pagare una super tassa come lo è il superbollo per le auto con tanti cavalli. Per esempio se il proprietario del veicolo è residente in Italia, scatta l’obbligo di nuova immatricolazione in Italia. Ma se proprietario e utilizzatore del veicolo in Italia non coincidono, il bollo non è dovuto. Infatti per usare l’auto in territorio della penisola basta portare con se un documento con firma certa che di fatto è l’autorizzazione a circolare con quel veicolo da parte del legittimo proprietario. Firma certa significa documento con firma autenticata e naturalmente registrazione al REVE se l’utilizzo in Italia supera i 30 giorni. Evidente che chi sceglie l’uso della targa estera lo fa per risparmiare su bollo e superbollo che a dire il vero in Italia hanno un costo che supera di 10 volte quello che in media pagano i cittadini negli altri Stati europei.