Audi Q8 e-tron e Q8 Sportback e-tron non vendono abbastanza: siccome escono dalla fabbrica belga di Bruxelles, la Casa pensa di chiuderla. Perché arrivare agli estremi? Perché l’elettrico, inteso come investimento, costa come il fuoco. Bisogna allora tagliare a tutto spiano, e in fretta. Col full electric, niente mezze misure. La ristrutturazione comporterà il licenziamento, in una prima fase, di 1.500 persone circa sulle 3.000 attualmente impiegate. E dopo? Niente luce in fondo al tunnel. Il piano, sarà applicato in tre tappe al termine delle quali i lavoratori interessati dalla procedura di licenziamento collettivo potrebbero essere la quasi totalità.
Ci vanno di mezzo 3 mila dipendenti, stavolta. Più altre migliaia di altre aziende (da Ford in poi) più la componentistica, con un guaio a catena tipo domino: si toccano mutui, case, finanziamenti, stili di vita, investimenti per la salute e il benessere delle persone. Sforbiciare, risparmiare, stringere, ridurre: Audi potrebbe spostare in Messico la produzione dell’Audi Q8 e-tron. Lì si spende meno. Adesso, casa madre (VW) tenta con Rivian la scommessa elettrica.
Audi Q8 e-tron vendite e produzione
L’elettrico è così: crudele, spietato, feroce. Porta angoscia, specie in Europa. La Cina con le sue macchine a batteria ultra tecnologiche fa paura: hai voglia a mettere dazi. Ormai è tardi. Tutto è iniziato tanti anni fa con l’Ue che ha imposto il bando termico nel 2035, anche se le aziende auto europee e occidentali non erano pronte.
Chiusura dello stabilimento e trasformazione avrebbero un costo elevato. La riconversione al rimpianto termico? Trovare una nuova destinazione d’uso all’impianto di Bruxelles richiederebbe un investimento di almeno 2,6 miliardi di euro.
Serviva l’elettrico affinché si toccasse il fondo. La chiusura di uno stabilimento Volkswagen sarebbe un evento storico: l’ultima volta 36 anni fa, con la cessazione delle attività a Westmoreland, in Pennsylvania (Usa). Dal 1988, sempre a mille. Fino alla svolta Ue.