Audi privilegerà le auto più costose

Andrea Senatore Foto Autore
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La carenza di semiconduttori ora colpisce tutti e costringe i produttori a fare scelte drastiche. In Audi, la maggior parte dei modelli resterà al minimo tranne quelli prodotti nello stabilimento di Neckarsulm, che garantiscono margine e redditività.

Il settore automobilistico è attualmente sotto forte pressione. Il mercato che stava uscendo da un 2020 complicato e che sperava in un rimbalzo significativo nel 2021, è passato attraverso la doccia fredda chiamata “semiconduttori”.

Si tratta della peggiore delle carenze, nel momento peggiore per i produttori sempre più avidi di circuiti elettronici, sensori, telecamere e altri radar, mentre i legislatori impongono sempre più dotazioni di sicurezza, con i clienti che diventano sempre più smanettoni. I distributori a volte sono inattivi di fronte a tempi di consegna prolungati, e quindi colgono l’occasione per indirizzare i clienti verso modelli di fascia alta.

O su una finitura più alta, o su un’auto del segmento superiore. La logica è semplice per i produttori: siamo a corto di semiconduttori, quindi allocheremo le scarse scorte che abbiamo su auto ad alto margine.

Oggi la carenza colpisce tutti, compresa Tesla che fino ad ora sembrava immune. Opel chiuderà lo stabilimento fino al 2022, Toyota taglierà la produzione del 40%, Audi inizia a mettere un gruppo di dipendenti a orario ridotto.

La produzione della A4, A5, A6 e A7 è temporaneamente sospesa a Neckarsulm, mentre a Ingolstadt la A3 e la Q2 sono parzialmente mantenute. Ma c’è una linea che non rallenta: quella della R8 e della e-tron GT in una parte dello stabilimento di Neckarsulm.

Per ora Audi sta riuscendo a non chiudere del tutto le linee, ma con una carenza che difficilmente si esaurirà fino alla metà del 2022 nella migliore delle ipotesi, non sarebbe sorprendente se il costruttore dei 4 anelli, come le rivali Mercedes e BMW, dovesse chiudere per un po’. Sarà poi interessante vedere quali misure verranno messe in atto per tenere a galla i distributori che avevano già sofferto molto nel 2020.

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