Ci sarebbe da guardare negli occhi adesso chi, fra gli esperti green, prevedeva un grande futuro pieno di occupazione con l’auto elettrica: ora c’è il dramma licenziamenti della svedese Northvolt. Che è il principale produttore rinnovabile di batterie per auto elettriche. Sospenderà parte della produzione e taglierà il personale durante la crisi dei veicoli elettrici, dice Automotive News. Addio ai piani per un’IPO a causa di un mercato difficile e di problemi operativi. Insomma, non c’è un euro, l’elettrico non piace a nessuno, non ha futuro, ma solo un passato di presuntuosi e arroganti pseudo politici che si riempiono la bocca di paroloni su ecologia e surriscaldamento globale. Un simbolo, un’icona che va male.
Northvolt sta taglia la forza lavoro per far fronte alle difficoltà operative e al calo della domanda di elettriche. Cercando partner per le strutture in Polonia: ma oggi chi si allea in un settore perdente dalle prospettive funeree? Ha venduto un sito svedese che aveva precedentemente pianificato per la produzione di materiale catodico, un precursore della produzione di batterie. Il sogno verde delle batterie auto elettriche green fatte nell’ecologica Scandinavia si infrange contro il muro della realtà: il re, il sovrano unico e inappellabile, il consumatore, vuole l’auto termica, comoda, facile, pratica.
Sforbiciata di che tipo non si sa
La seconda orribile notizia per un 2024 nefasto in fatto di auto elettrica è che Northvolt non ha specificato l’entità delle riduzioni della forza lavoro. Attenzione perché quando le aziende fanno così vogliono dare le news poco alla volta, farla passare un millimetro al giorno, sino alla grande possibile potenziale decurtazione. “Stiamo dovendo adottare alcune misure difficili allo scopo di garantire le fondamenta delle operazioni per migliorare la nostra stabilità finanziaria e rafforzare le nostre prestazioni operative”, ha affermato il ceo Peter Carlsson. L’azienda ha faticato ad aumentare la produzione nel suo stabilimento principale fuori dalla città di Skelleftea, vicino al Circolo Polare Artico. Nessun numero, nessun cronoprogramma: occhio.
A luglio 2020, la BMW ha firmato un accordo con Northvolt per la fornitura di celle per la sua quinta generazione delle batterie utilizzate nei veicoli elettrici della Casa germanica, tra cui la Suv elettrica iX e la berlina elettrica i4. I media tedeschi hanno riferito a giugno che la società svedese non è riuscita a consegnare in tempo un contratto di fornitura a lungo termine per le celle delle batterie. L’annullamento di un ordine da parte dei bavaresi ha scatenato il panico.
Disastro elettrico
Il mercato dei produttori di batterie continua a peggiorare in mezzo a un crollo delle vendite di veicoli elettrici. Aziende tra cui Volkswagen, Stellantis e Mercedes hanno dovuto ridimensionare i progetti sulle batterie. Northvolt ha affermato di rimanere impegnata nei suoi stabilimenti NOVO in Svezia, Northvolt Drei in Germania e Northvolt Six in Canada. Se ne riparla fra qualche settimana, quando l’entità del guaio sarà più chiaro. Per capirci: se la domanda di elettrico va ancora più giù, qui si chiudono baracca e burattini a tutti i livelli. A chi dà batterie auto elettriche la società, se il consumatore compra termico? D’altronde, se Stellantis non apre la Gigafactory di Termoli, se Mercedes non investe in quel sito, una ragione ci sarà. Sarà un autunno bestiale, come sanno bene nella torre d’avorio di Bruxelles.