Durissimo attacco Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica) contro il governo Meloni: col disegno legge Bilancio 2025, ecco un nuovo taglio apportato alla disponibilità del Fondo Automotive. È lo strumento varato nel 2022 per rilanciare il comparto automotive grazie a una dotazione iniziale di 8,7 miliardi di euro. Problema: nel 2024, è stata già ridotta a 5,75 miliardi (750 milioni per il 2025 e un miliardo l’anno dal 2026 al 2030). Adesso, Palazzo Chigi usa ancora le forbici: cancellati 4,6 miliardi di euro destinati all’adozione di misure a sostegno della riconversione della filiera verso l’auto elettrica. È la componentistica che deve – per volontà della politica Ue – passare dal termico al full electric.
Un inaccettabile fulmine a ciel sereno
L’automotive rappresenta il principale settore manufatturiero italiano, con oltre 270.000 addetti diretti e un fatturato di più 100 miliardi di euro: l’unico a cui è richiesta una trasformazione obbligatoria epocale in pochi anni. L’Ue impone le norme su emissioni e auto elettrica, squassando tutto. In più, le aziende italiane stanno affrontando una conclamata crisi industriale a livello nazionale. Terzo: c’è il forte calo dei volumi di mercato a livello europeo. Morale, il taglio previsto dalla legge Bilancio 2025 è un inaccettabile fulmine a ciel sereno. “Contraddice in maniera clamorosa l’importante attività che lo stesso governo sta svolgendo in Europa a favore del settore per migliorare la regolamentazione. E annulla i mesi di intenso lavoro del Tavolo Sviluppo Automotive”.
Una speranza: il ripensamento
L’auspicio Anfia: vedere fortemente ridotto il taglio nell’iter di approvazione della manovra in Parlamento. Per adesso, è un disegno legge. In caso contrario, questo tragico ridimensionamento delle risorse segnerebbe una profonda frattura nella fin qui ottima collaborazione tra la filiera e il governo.
La situazione è scottante in Italia. Il calo della produzione Stellantis tragico. Per cui, può darsi che il governo Meloni si regoli di conseguenza. Da vedere come si svilupperà la partita dei tagli alla Camera e al Senato.
Motus-E d’accordo con l’Anfia
Da parte sua, Motus-E apprende con grande stupore l’intenzione di sottrarre 4,6 miliardi di euro di fondi già stanziati per il supporto alla filiera automobilistica nazionale in un momento decisivo per il settore, “chiamato a compiere una transizione tecnologica indispensabile per preservare la propria competitività a livello europeo e globale”. La decurtazione alimenterebbe ulteriormente un clima di incertezza sulla visione industriale del Paese: sarebbe pari a circa l’80% del totale delle risorse stanziate nel Fondo Automotive. Con conseguenze gravissime per l’occupazione e per le prospettive dell’industria nazionale. Occorre “fermare questa distrazione di fondi indispensabili per proteggere lavoratori, industria e consumatori”.
Il governo insiste in Ue
Per ora, nessun commento del governo. Preso, nel settore auto, con un altro filone. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso insiste e ribadisce a Bruxelles la propria posizione sull’auto elettrica. Oggi, la revisione del rapporto di regolamento sulle emissioni della CO2 dei veicoli leggeri è fissata a fine 2026: l’Italia chiede di anticiparla al 2025. L’Ue ha già detto una volta no, ma il governo Meloni insiste. Urso ribadisce la propria posizione sul bando auto a benzina e diesel nel 2035, e sui tetti alle emissioni: “C’è il rischio che, con le multe a carico delle Case europee, fino a oltre 15 miliardi di euro per chi non rientra negli obiettivi di riduzione della CO2, si renderà ancora più complicato recuperare il terreno perso nella competizione con i player asiatici”. Pochi giorni fa, la Commissione Ue ha già detto no. Non si capisce perché mai debba dire sì all’Italia dopo la seconda richiesta.