Le auto per eccellenza degli ambientalisti, le Tesla, elettriche green, nel mirino degli stessi ecologisti e di chi critica le posizioni politiche di Musk: le bruciano, danneggiando l’ambiente che vorrebbero tutelare. Un cortocircuito kafkiano. Da quando Elon è diventato stretto collaboratore di Trump, ci sono stati diversi casi, specie in USA, Canada, Germania e Francia. Il CEO di Tesla e uomo più ricco del mondo è accusato dalla sinistra di sostenere politiche di estrema destra alimentando disuguaglianze sociali. Un fenomeno che ha spinto molti proprietari di quelle macchine a ricorrere ad adesivi anti-Musk per proteggere le vetture da atti criminali. Situazione tesa, con lanci di molotov e spari sulle vetrine delle concessionarie della società di Austin. Anche in Italia, soprattutto a Milano, atti vandalici.
Tesla in fiamme: possibili danni alle persone deboli
L’inquinamento causato dagli incendi delle auto può danneggiare i soggetti deboli: bimbi, signore incinte, malati con patologie cardiocircolatorie e respiratorie. Se vengono presi di mira più veicoli in una zona circoscritta, e se un l’individuo è nella zona, magari in presenza di vento con esposizione prolungata ai fumi, c’è un rischio: le polveri sono così sottili da penetrare in profondità nei polmoni. Come il PM 2.5, particelle con un diametro fino a 2,5 micron, un ventesimo di un capello umano. Entrano nel tratto respiratorio, nel flusso sanguigno e negli organi vitali. Molti fattori influenzano il comportamento del fumo i come: tempo atmosferico, terreno geografico, palcoscenico del fuoco, vento.

Di difficile quantificazione i danni all’ambiente, con costi sociali elevati: oltretutto, occorre l’intervento (carissimo) dei Vigili del fuoco per spegnere l’incendio. Trattandosi di una batteria, è un’operazione delicatissima. Più la spesa sanitaria di chi si ammala. Più i risarcimenti a beneficio dei proprietari delle Tesla, che innalza i premi assicurativi per le polizze Furto e Atti vandalici. Infine, la Casa texana inquinerà per produrre l’auto da dare al titolare che l’ha appena persa; o per fatturare riparando il mezzo (se vivo).

Doxxing anti Tesla
Quelli di sinistra che ce l’hanno con Musk hanno preso i dati dei proprietari USA delle Tesla e pubblicandoli online: doxxing. I nomi erano (adesso le autorità sono intervenute) su Dogequest. Perché – questa è la tesi – dando soldi a Elon, lo si favorirebbe. Quindi sarebbe giusta la punizione dei titolari delle vetture elettriche texane. Nel portale, c’è una mappa interattiva degli Stati Uniti che permette di individuare gli acquirenti di Tesla, identificati tramite icone a forma di T. Il tutto corredato da un cursore a forma di molotov: nome, cognome, indirizzo, numero di telefono ed email. Ciao ciao privacy, senza dimenticare che qualche esaltato potrebbe avere pessime idee. Sulla mappa, i Supercharger statunitensi e gli showroom di Tesla. Come dire: si possono colpire sia le auto in strada sia altri punti nevralgici.
Auto elettrica, misteri sinistri
Ieri, Tesla era un’azienda apprezzata dalla sinistra perché ritenuta ecologiche: le sue auto dimostrarono che i mezzi elettrici non erano sempre macchinine a batteria. Sì al green totale. Dimenticando che le batterie nel ciclo vita inquinano in maniera colossale. Adesso, le full electric sono cadute in disgrazia, e in Europa si parla di conversione militare delle aziende auto. Misteri sinistri. Musk oggi – personaggio politico di rilievo con grosso peso – è vittima del sistema, oggetto di contestazioni molto violente che danneggiano ambiente e persone deboli.
Ipotesi di Musk
Elon ha commentato gli attacchi durante un’apparizione nel podcast del senatore Ted Cruz: “Almeno una parte di essi è organizzata e pagata da organizzazioni di sinistra in America, finanziate da miliardari di sinistra”. Trump ha definito il vandalismo contro Tesla come “terrorismo domestico”: punizioni dure per chiunque venga coinvolto in questi atti.