Altro che litio, la batteria di carta costa meno ed è più sicura

Dario Marchetti Autore
A proporla è una startup di Singapore, Flint, che si propone di iniziare a produrla entro la fine dell’anno
Ricarica auto elettrica

L’approvvigionamento del litio rappresenta uno dei maggiori problemi per la diffusione di un modello di mobilità basato sulle auto elettriche. Questo materiale, infatti, è necessario per la produzione delle batterie destinate ad alimentare i veicoli green, ma non è molto diffuso sul nostro pianeta. Si trova in pochi Paesi ed è difficile da estrarre, a causa dei problemi ambientali che provoca. Inoltre, a livello di sicurezza desta non poche preoccupazioni, in quanto può provocare incendi ed esplosioni. Ora, però, qualcuno inizia a lavorare su alternative che potrebbero essere in effetti non solo praticabili, ma anche convenienti.

Flint, una startup di Singapore, propone una batteria a base di cellulosa vegetale

Una startup di Singapore, Flint, ha dato vita ad una batteria basata sulla cellulosa vegetale, ovvero il principale componente del legno e della carta. Una soluzione che, almeno in teoria, potrebbe ben presto spingere ai margini la tecnologia delle batterie al litio.

Batteria Flint

Occorre sottolineare che, almeno stavolta, non si tratta di un semplice esperimento di laboratorio, bensì di una realtà concreta. La nuova soluzione di Flint è infatti ormai pronta per una produzione di massa, che dovrebbe iniziare entro la fine dell’anno. E una volta dato il via, si prospetta come una vera svolta, considerate le sue caratteristiche.

La batteria della startup di Singapore, infatti, denota una densità energetica di 226 Wh/kg, quindi superiore alle attuali batterie al litio. Aggiungendo inoltre un costo di produzione di 50 dollari per kWh, quindi meno della metà rispetto al costo del litio. Oltre ad una sicurezza molto maggiore, derivante dal fatto che non esistono quei rischi di incendio che stanno letteralmente terrorizzando l’opinione pubblica, in molti Paesi.

La batteria “di carta” potrebbe realmente rendere obsoleto il litio?

Com’è ormai noto, lo stoccaggio dell’energia rappresenta uno snodo fondamentale nella transizione verso un sistema fondato sulle fonti rinnovabili. Le batterie, infatti, rappresentano il componente fondamentale per riuscire a immagazzinare l’elettricità prodotta dal sole e dal vento, in maniera tale da ottimizzarne l’utilizzo.

La tecnologia al momento dominante è quella basata sul litio, che è però gravata da una serie di problemi di non poco conto. Il primo dei quali è rappresentato dall’estrazione delle terre rare necessarie per questa tipologia di batterie. E ai problemi geopolitici si vanno poi ad aggiungere quelli di carattere tecnico, con l’insorgere di rischi molto elevati per la sicurezza.

Una soluzione basata sulla cellulosa verde, ovvero un elemento largamente disponibile in quanto elemento strutturale delle piante, spazzerebbe via come d’incanto tutte queste problematiche. E darebbe una soluzione anche a livello di costi, in un momento in cui quelli delle auto elettriche navigano su livelli impossibile da affrontare per le classi popolari. Una batteria che non necessita di estrazioni problematiche, sicura e, soprattutto, conveniente, comporterebbe una vera e propria rivoluzione. Ecco perché la soluzione di Flint va guardata con grande attenzione.

I dati evidenziati dalla batteria di Flint parlano chiaro

Occorre a questo punto aggiungere che il litio e il cobalto, necessari per la produzione delle batterie per auto elettriche al momento dominanti, sono sostituiti da materiali molto più abbondanti, accessibili e facilmente riciclabili. Con una prima ricaduta importante a livello di costi. Se, infatti, le batterie al litio costano 115 dollari per kilowattora, quella di Flint si attesta a 50, meno della metà.

A ciò occorre poi aggiungere i vantaggi che ne possono derivare in termini di sicurezza. Le batterie al litio sono state protagoniste nell’ultimo anno di una lunga serie di incendi, a volte con esiti disastrosi (soprattutto in Corea del Sud). Contrariamente a quanto si pensa, le auto elettriche si incendiano meno facilmente di quelle termiche. Quando lo fanno, però, il disastro è dietro l’angolo, anche perché spegnerne uno comporta molto più tempo e risorse. Tanto che molte aziende stanno cercando di risolvere il problema all’interno dei propri laboratori. La batteria di Flint sembra in grado di eliminare del tutto il discorso. Va infatti a utilizzare un elettrolita a base d’acqua, spazzando via ogni possibile rischio.

E, ancora, la malleabilità della cellulosa si traduce in un altro beneficio significativo, aprendo la strada alla possibilità di creare batterie in forme non convenzionali. Un aspetto il quale sarà guardato con particolare piacere dai designer, in quanto permetterebbe una facile integrazione degli alimentatori in spazi sino ad oggi non utilizzati all’interno degli EV. Il tutto con un sensibile miglioramento dell’efficienza complessiva.

I benefici di carattere ambientale

Sin qui abbiamo parlato dei benefici che le batterie di Flint potrebbero accordare all’industria automobilistica, che sono in effetti molto rilevanti. Anche da un punto di vista ambientale, però, queste nuove soluzioni prospettano vantaggi di ampio spettro.

Il primo in termini di riciclabilità. Com’è ormai assodato, le batterie al litio comportano grandi problemi in sede di smaltimento. A renderlo molto complicato la presenza di componenti tossici i quali risultano difficili da separare e recuperare. Con la nuova tecnologia indicata dalla startup asiatica, il discorso muta in maniera profonda. I materiali che sono utilizzati al suo interno, infatti, sono in grado di essere recuperati e riutilizzati con grande facilità. Ne consegue quindi l’innesco di un ciclo in grado di essere molto meno impattante sull’ambiente. In un momento in cui il Green Deal sembra essere mandato in soffitta da necessità contingenti, si tratta al minimo di una buona notizia.

Proprio la possibilità di mixare la facilità dei rifornimenti a prestazioni notevoli, costi contenuti e benefici ambientali, rende del tutto chiaro che ci si trova di fronte ad uno snodo importante. Ora, quindi, non resta che cercare di capire se il discorso ancora sulla carta è destinato a diventare presto realtà. Come abbiamo già ricordato, da Flint fanno sapere che la produzione della batteria di carta, dovrebbe avere inizio già quest’anno. Un evento in grado di segnare, almeno da un punto di vista potenziale l’inizio di una nuova era per quanto concerne lo stoccaggio energetico.

Nel caso in cui il processo produttivo rendesse concreta la rivoluzione teorica, la situazione che si è venuta a configurare sino ad oggi nel settore delle auto elettriche potrebbe mutare in maniera clamorosa. Aprendo la strada a veicoli non solo più convenienti, ma anche meno impattanti dal punto di vista geopolitico e ambientale. Una vera e propria rivoluzione copernicana, soprattutto se rapportata alle strozzature che stanno affossando la mobilità a zero emissioni negli ultimi mesi.

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