Alleanza fra BMW e Case cinesi: guerra anti dazi Ue sulle elettriche

Ippolito Visconti Autore News Auto
BMW si allea coi produttori cinesi di veicoli elettrici nel presentare ricorso alla Corte Ue contro i dazi sulle full electric Made in China. 
-the-mini-concept-aceman-07-2022-2287px

Sorpresa: BMW si è unita ai produttori cinesi nel presentare ricorso alla Corte di giustizia dell’Unione europea contro i dazi Ue sui veicoli elettrici fabbricati in Cina, secondo un deposito sul sito web della corte. Lo riferisce la Reuters. Bruxelles ha imposto tasse alla fine di ottobre 2024 dopo un’indagine anti-sovvenzioni. L’aliquota per BMW, che produce la Mini Cooper elettrica e la Mini Aceman elettrica in Cina, è del 20,7%. Noi avevamo previsto tutto con larghissimo anticipo titolando a giugno 2024 “Mini Aceman elettrica di BMW prodotta in Cina: il dazio record Ue è una sciagura”.

elettriche cinesi

Cosa dice il documento

Il documento del tribunale mostra che la Casa automobilistica tedesca ha presentato i suoi reclami alla Corte generale, la più bassa delle due camere della Corte, martedì, un giorno prima della scadenza per la presentazione dell’opposizione. I procedimenti presso la Corte generale durano in media 18 mesi e possono essere impugnati. Così, abbiamo la tedesca BMW in santa alleanza con BYD, Geely e SAIC (MG) e l’organismo del settore automobilistico CCCME. Tutti assieme contro Bruxelles.

elettriche cinesi

Così la Cina mangerà l’Europa

Le Case cinesi intanto reagiscono. Apriranno fabbriche sul suolo europeo, così da evitare le dogane: BYD in Ungheria di certo, poi magari Geely in Polonia e Chery a in Spagna a Barcellona. BYD punta a una seconda fabbrica nel 2025. Great Wall pensa a un sito produttivo ungherese. Leapmotor forse Polonia negli stabilimenti del suo azionista Stellantis. Invece, fra Italia e Dongfeng è gelo, perché il governo nostrano ha detto sì ai dazi irritando Pechino. SAIC (MG) sta cercando un sito Ue per scavalcare la tassa medievale. Inoltre, le ibride plug-in cinesi invadono l’Europa, senza pagare dazio. Bruxelles potrebbe sempre alzare un’altra barriera, contro le termiche cinesi.

Gigafactory, Dragone iper reattivo

Il genio cinese contro la tecnocrazia Ue: Pechino ha spinto per aprire le Gigafactory di batterie in Europa. Così da essere ancora più forti lì dove già dominano lungo tutta la filiera. Sono almeno sette le fabbriche di accumulatori già in funzione o in via di apertura per sfamare tutti i marchi, europei inclusi. C’è tecnologia cinese ovunque. Ci sarà da ridere se e quando l’Ue piazzerà gli incentivi paneuropei solo per le Case locali: come escludere la Cina, se questa ha in mano l’auto elettrica mondiale? Siamo proprio un Vecchio Continente, sempre in ritardo. L’assemblaggio delle batterie è la principale fonte di valore aggiunto nella costruzione di un veicolo elettrico. Il Dragone accorcia le catene di fornitura e si mette al riparo dai rischi politici.

Sinistra tedesca stritolata dall’auto elettrica

Il disastro nasce dalla sinistra tedesca che ha spinto per auto elettrica e Green Deal a livello europeo senza dare le basi per combattere i cinesi. In passato, dietro pressione di Pechino, il cancelliere Olaf Scholz ha detto: “Tanti produttori europei vendono molti veicoli in Cina”. Attenzione alle ritorsioni. Ossia BMW, Mercedes e Volkswagen. Che rischiano le tasse nel Regno di Mezzo, dove già fanno fatica. Intanto, sui consumatori europei c’è la ripercussione più pesante: auto elettriche molto costose, incluse le cinesi per via dei dazi. L’elettrificazione intanto rallenta e non c’è una transizione socialmente accettabile.

  Argomento: 
X