Dopo il patto fra la cinese Leapmotor e Stellantis, con quest’ultima che metterà la rete di vendita a disposizione degli orientali, interviene il ministro delle Imprese, Adolfo Urso. Secondo cui le affermazioni di Tavares “confermano le nostre analisi. È necessario che in Italia ci sia almeno un secondo produttore automobilistico. Ce n’è solo uno. Che tra l’altro intende importare e vendere nella propria rete auto elettriche o comunque auto cinesi”. Ma di certo questa è solo la premessa del titolare del dicastero: non è una notizia, roba vecchia e arcinota. Le news sono invece altre due. Ossia le richieste di Urso. Uno: che la produzione e l’assemblaggio dei modelli Leapmotor siano realizzati negli stabilimenti Stellantis in Italia. Due: che sia convocato il tavolo alla presidenza del Consiglio con l’ad Carlos Tavares. Parole che fanno seguito alle polemiche con Alfa sul nome Milano diventato Junior, e alle discussioni sugli incentivi per promuovere l’elettrico in Italia. Ogni tanto quindi fra Tavares e Urso c’è maretta, qualche polemica, alcune punzecchiature.
Il sindacato ricorda le responsabilità di Stellantis
Il gruppo guidato dal manager lusitano ha una responsabilità sociale verso le lavoratrici e i lavoratori. Che, a differenza degli altri Paesi, sono in cassa integrazione. E quindi è necessario un piano con nuovi modelli, che garantiscano l’occupazione anche delle aziende della filiera della componentistica: è il pensiero di Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e capo settore mobilità.
Sorpresa dall’Indonesia
Nel frattempo, novità: il Financial Times scrive che Stellantis è in trattative per investire in una fonderia di nichel in Indonesia. Obiettivo, assicurarsi le forniture del metallo fondamentale per i suoi piani di espansione dei veicoli elettrici. Si tratta con l’indonesiana Vale e la cinese Huayou Cobalt, uno dei maggiori produttori mondiali di nichel e cobalto. Nessuna conferma né smentita dagli interessati.