Ieri, la vecchia Commissione europea ha spinto per l’auto elettrica 2035 senza creare un ecosistema adatto alla stessa: colonnine, incentivi, protezione degli addetti diretti e dell’indotto, scudo anti Cina. Il full electric è un prodigio tecnologico che necessita di cure, e invece abbiamo preso il bimbo, privo di salvagente, gettandolo in piscina senza che sapesse nuotare.
Oggi, la nuova Commissione – con maggioranza traballante – non sa come uscire dai guai. L’automotive è un tema centrale dell’industria del Vecchio Continente: si trema all’idea dei disoccupati VW, con 50.000 tagli sicuri dell’indotto. Siamo all’inizio dello tsunami. Da valutare la situazione di Stellantis. Sarebbe il colmo se da Bruxelles ci dicessero: “Abbiamo scherzato, niente auto elettrica”. Nel frattempo, per anni, le Case hanno investito miliardi di euro, paralizzando lo sviluppo di benzina e diesel, al bando fra 10 anni. Sarebbero investimenti buttati al vento.
Ipotesi da non scartare
Attenzione perché un cambiamento di 180 gradi è possibile, nell’Ue. Se la Commissione si limita a edulcorare le multe 2025 alle Case troppo inquinanti, dà un’aspirina a un settore dove ci sono malattie serie in corso.
Per adesso, arriva qualche parola in burocratese stretto, tipico di chi fa politica in Europa. Tanti termini, poca sostanza. Il presidente tedesco Ursula Gertrud Albrecht, coniugata von der Leyen, ha detto, a proposito dell’auto: “Dialogo ad ampio raggio, non incontri individuali, per un periodo di tempo ragionevolmente lungo”. Quindi: “ampio”, “ragionevolmente”. È tutto e nulla. Può essere un’ora o un secolo, dipende. Eppoi per parlare di cosa? La situazione altamente drammatica è sotto gli occhi di tutti, è fattuale. Di che si discute?
Ue spaccata
Oltretutto, non si capisce come si possano mettere d’accordo le nazioni. Sono in discussione le tappe necessarie per raggiungere il bando termico 2035: nel 2025, o una quota elettrica sulle vendite del 22%, o multe per 15 miliardi di euro. Per bloccare tutto, c’è l’istanza di Italia, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca, sedi di importanti costruttori di auto, ma Paesi politicamente deboli. I governi di Germania, Francia e Spagna non hanno aderito alla proposta: i big se ne tengono fuori.
Seconda frattura
Secondo: si chiede l’anticipazione al 2025 della clausola di revisione prevista nel regolamento che fissa il phase out al 2035. Questo permetterebbe nel 2026 di rivedere anche dal punto di vista tecnologico le norme. Anche qui, Ue a pezzi. La Germania ha già ricevuto rassicurazioni sull’apertura agli e-fuel. L’Italia spera di convincere la Commissione a inserire i biocarburanti tra le tecnologie ammesse per il post 2035, ma Bruxelles non ci sente.
Terza divisione
Perfino sui dazi anti auto elettriche Made in Cina c’è disaccordo. Per esempio, l’Italia ha votato sì; la Germania no. Quest’ultima spaventatissima: se mai il Dragone punisse BMW, Mercedes e VW nel Regno di Mezzo con tasse sulle premium, sarebbe la catastrofe.
L’Ue non sa che pesci prendere
L’eventuale tavolo von der Leyen sarà chiamato ad affrontare le minacce che arrivano dall’esterno.
Uno, la Cina. C’è il predominio di Pechino sull’industria delle batterie: dall’estrazione di materie prime alla loro raffinazione fino all’assemblaggio. I dazi Ue rallenteranno l’invasione, non la fermeranno.
Due, l’incognita Trump. Che vuole dazi sulle importazioni di beni negli Stati Uniti. Questo ha terrorizzato gli investitori delle Case automobilistiche di entrambe le sponde dell’Atlantico. Un rapporto di S&P Global ha calcolato che eventuali dazi Usa sulle importazioni da Europa, Messico e Canada costerebbero alle Case automobilistiche europee e americane fino al 17% dei profitti annuali.
Tre, l’energia della Russia di Putin. Cercando d’isolare Mosca, la Germania s’è rovinata. Costo dell’energia stellare senza il gas proveniente dal cuore dell’ex Urss, con l’intento di punirla in modo severo dopo l’invasione dell’Ucraina. Emblematica l’improvvisa telefonata del cancelliere teutonico da Berlino a Vladimir, chiacchierata a distanza che ha scombussolato i piani Ue.
Remuntada cercasi
L’Ue sta perdendo la partita di calcio cinque a zero al 20esimo del primo tempo contro Cina, Usa e Russia. Deve risolvere il disastro, da essa stessa causato, dell’auto. Per farlo, necessita di far andar d’accordo i giocatori in uno spogliatoio frantumato, con un allenatore in rotta contro il presidente, mentre i due atleti simbolo (Germania e Francia) desiderano fare il bello e il cattivo tempo in campo, come sempre è stato. Tocca piazzare una remuntada ai limiti dell’impossibile.