Stellantis, finalmente noto il piano Italia, la speranza è che non siano solo chiacchiere

Dario Marchetti Autore
Intanto, però, il gruppo italofrancese fa ricorso in maniera massiccia agli integratori sociali
Sede Stellantis Detroit

Il 17 dicembre era molto atteso, da più parti. Si trattava infatti del giorno in cui al tavolo sulla crisi dell’automotive tricolore, Stellantis doveva presentare il cosiddetto piano Italia. Ovvero le linee programmatiche da cui dovrebbe scaturire la missione produttiva per gli stabilimenti italiani del gruppo italofrancese. E quella del suo composito indotto.

Il tema era peraltro stato affrontato anche nel corso di Atreju, l’evento organizzato come ogni anno da Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni. La speranza, naturalmente, era che dalla montagna di chiacchiere in atto non si produca il più classico dei topolini. Le difficoltà in cui versa il settore in Italia, infatti, sono ormai evidenti a tutti e rischiano di sfociare in un crollo epocale. Ora che il tavolo è stato effettuato non resta che andare a vederne le indicazioni.

Stellantis: in un anno e mezzo è stato aggiustato il tiro

Per piano Italia si intende, naturalmente, quello che l’azienda deve mettere in campo per indicare obiettivi produttivi in grado di coinvolgere tutti gli stabilimenti italiani di Stellantis. Dando modo anche all’indotto di tornare ad un regime di normalità che da troppo tempo manca nel nostro Paese, se si parla di automotive.

Sede Stellantis Torino

Ad anticipare quello che poteva accadere al tavolo programmato era stato Adolfo Urso, ministro delle Imprese e per il Made in Italy. Affermando che al piano aziendale si accompagneranno delle misure da parte dello stesso esecutivo supportate da “risorse importanti e significative investite in ricerca, innovazione, in piattaforme, in nuovi modelli, cioè negli stabilimenti italiani, e nel contempo un rapporto pienamente collaborativo con l’industria della componentistica per gestire insieme la transizione”.

L’azienda, da parte sua, aveva affermato la volontà di dare buone notizie. Era stato Giuseppe Manca, direttore delle risorse umane e delle relazioni industriali ad affermarlo nel corso di un dibattito ad Atreju riguardante la crisi dell’industria dell’auto e della filiera dell’automotive.

Una precisazione di Manca non lasciava però molto tranquilli. Ovvero quando aveva affermato: “Evito di spoilerare alcune novità che ci saranno. Cosa potremmo aggiungere? Speriamo di non togliere, vediamo, dovremo necessariamente monitorare il mercato”. Ora, alla luce di quanto accaduto a Palazzo Piacentini si può dire che l’intenzione è quella di aggiungere. Resta solo da capire se siamo ai semplici proclami o se da essi si passerà finalmente ai fatti.

Piano Italia: ogni stabilimento avrà un programma di modelli fino al 2032

“Tutti gli stabilimenti italiani rimarranno attivi e già dal 2026 la capacità produttiva crescerà grazie ai nuovi modelli”: queste le dichiarazioni portate da Jean Philippe Imparato al Tavolo Automotive. Per poi proseguire in questo modo: “Il Piano Italia prevede che ogni stabilimento abbia un programma di modelli che arriva al 2032. Sono confermati gli investimenti che Stellantis effettuerà in Italia. Per il 2025 sono previsti circa 2 miliardi di euro per gli stabilimenti e 6 miliardi di euro nello stesso periodo in acquisti da fornitori operanti in Italia”

Ancora più gradite, alle orecchie del governo (e del contribuente) le successive assicurazioni di Imparato: “Stellantis porterà avanti il piano industriale in Italia con risorse proprie, senza qualsiasi forma di incentivo pubblico alla produzione”.

Stabilimento Stellantis

Il programma messo in campo da Stellantis prevede, in particolare, che Pomigliano d’Arco ospiterà dal 2028 la linea di produzione dedicata alle vetture con piattaforma Stla-Small, tra cui due nuovi modelli compatti. La linea di montaggio della Panda è invece destinata a restare operativa fino al 2030, quando seguirà l’assegnazione di un nuovo modello. Lo stabilimento di Melfi sarà caratterizzato dalla piattaforma Stla-Medium, avviando dal 2025 la produzione della nuova Jeep Compass, sia elettrica sia ibrida, della nuova Lancia Gamma, e di due modelli a marchio DS. Infine Mirafiori, che si conferma sede della regione Enlarged Europe, centro globale della divisione veicoli commerciali, che è per ora l’unico sito al mondo per i test di sviluppo delle batterie elettriche e hub produttivo della nuova generazione della 500 ibrida e della futura 500 elettrica.

In attesa del piano Italia, Stellantis ricorre in maniera massiccia agli ammortizzatori

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy ha naturalmente colto al balzo la palla lanciatagli da Stellantis. Ha infatti affermato: “Ora possiamo rimettere sulla giusta strada l’auto italiana ed europea, possiamo farlo da oggi in Italia, dobbiamo farlo insieme in Europa. È il momento delle decisioni, è il momento della responsabilità.”

Insomma, per il momento predomina la fiducia, che però dovrà essere sostanziata dai fatti, considerato come troppi proclami nel passato siano rimasti inevasi. Occorre infatti precisare che in attesa del Piano Italia la realtà per i lavoratori si sostanzia sotto forma di cassa integrazione e chiusure prolungate di stabilimenti. Basti pensare che Stellantis ha appena comunicato ai sindacati l’ennesimo ricorso agli ammortizzatori sociali, per il 18° anno consecutivo. Dal 7 gennaio al 14 febbraio si fermeranno 254 dipendenti del reparto Preassembly and Logistic. Mentre dal 7 gennaio al 2 agosto saranno i settori carrozzeria linea 500 Bev (1.005 addetti), Stellantis Europe di San Benigno (334 dipendenti) e Carrozzeria Maserati (794 dipendenti) a fermarsi. Mentre lo faranno per sei mesi Presse (300 addetti) e Costruzione Stampi (96 lavoratori).

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