Per l’auto elettrica il periodo è, notoriamente, molto complicato. Il mercato, in particolare quello europeo, non è sufficientemente ricettivo e la sua stasi sta mettendo in crisi molti marchi, in particolare quelli che avevano scommesso e investito in maniera massiccia sull’elettrificazione della propria gamma.
Nonostante ciò, i lavori tesi a individuare nuove soluzioni in grado di favorirne l’avvento proseguono in maniera incessante. E a volte prefigurano una imminente svolta che potrebbe risolvere più di un problema. Come è accaduto nel caso delle batterie desinate ad alimentare i veicoli elettrici. In questo ambito, infatti, occorre sottolineare la novità che arriva dal Canada, dall’ateneo di Waterloo. Il suo dipartimento di Ingegneria chimica, infatti, sta sviluppando un nuovo design delle batterie agli ioni di litio che potrebbe aumentare in maniera considerevole la velocità di ricarica.
Batterie per auto elettriche: la ricarica potrebbe avvenire in un quarto d’ora
L’ansia da autonomia è uno dei fattori che sembrano pesare non poco sul mercato dell’auto elettrica. A favorirla sono alcuni fattori su cui in molti stanno lavorando, per cercare di dare risposte sempre più performanti. E quella fornita dall’università canadese di Waterloo potrebbe in effetti rivelarsi molto importante.
Il dipartimento di Ingegneria chimica operante al suo interno, infatti, sarebbe riuscito a trovare il modo di portare la carica da zero all’80% nel breve arco di quindici minuti, ricorrendo alla classica colonnina. E a questo primo risultato in termini di tempo, se ne andrebbe ad aggiungere un secondo, non meno rilevante, proprio perché andrebbe a incidere su un fattore fondamentale nell’ottica di costruire EV, quello dei costi. Con il metodo messo in campo, infatti, sarebbe possibile anche allungare il ciclo di vita delle batterie per auto elettriche, portandola a 800 cicli.
Com’è noto, il costo ancora elevato dei veicoli green va a dipendere in larga parte proprio dagli alimentatori. Di conseguenza ogni scoperta in questo ambito può contribuire ad abbassarlo e rendere accessibile la mobilità sostenibile anche a chi, al momento, è tagliato fuori da prezzi spesso inaccessibili a chi non è benestante. Le notizie che arrivano dal Canada, quindi, fanno ben sperare in tal senso.
Il segreto è nella fusione delle particelle di grafite
Il procedimento messo a punto dai ricercatori dell’ateneo canadese, si fonda sulla fusione delle particelle di grafite presenti all’interno dell’anodo. Grazie a questa operazione, infatti, gli ioni di litio sono in grado di muoversi in maniera più rapida e senza provocare il degrado della batteria. Il tutto senza alcuna conseguenza in tema di sicurezza.
A commentare la scoperta è stato Michael Pope, co-responsabile dello studio canadese e professore presso l’Ontario Battery and Elettrochemistry Research Centre dell’università di Waterloo. Queste le parole espresse, al riguardo: “Questo approccio garantisce che la tecnologia possa essere scalabile e implementata utilizzando le attuali linee di produzione, offrendo una soluzione a basso costo ai produttori di batterie”.
Ora, naturalmente, occorre passare ai prossimi passi, per poter sfruttare da un punto di vista industriale quanto scoperto. I prossimi passi, quindi, dovranno condurre alla necessaria ottimizzazione del processo produttivo e ai test con i prototipi, in maniera tale da riuscire ad assicurare non solo l’efficacia, ma anche la scalabilità della soluzione.
Perché è importante la scoperta canadese
La scommessa, in definitiva, è quella di riuscire a rendere le batterie non solo più piccole, rispetto alle attuali, ma anche a caricarle comprimendo i tempi necessari. E, aggiungendo una maggiore durata, si andrebbe verso la sospirata riduzione dei costi necessari per la produzione di un’auto elettrica.
Come segnalato da più parti, a impedire una diffusione più capillare degli EV è stata sinora proprio la questione dei prezzi. Se da un lato molte persone si chiedono come alimentare questi veicoli, con la carenza di colonnine che continua ad essere segnalata dalle associazioni di settore, in realtà proprio l’assenza di modelli a basso costo si sta rivelando un macigno in tal senso.
A ricordarlo è Yverick Rangom, professore del dipartimento di Ingegneria chimica di Waterloo, con queste parole: “Dobbiamo rendere i veicoli elettrici più accessibili e convenienti, non solo per i ricchi. Se riusciamo a rendere le batterie più piccole, a caricarle più velocemente e a farle durare più a lungo, riduciamo il costo complessivo del veicolo”.