La rivoluzione che arriva dalla Cina: batterie nucleari offrono energia quasi infinita

Dario Marchetti Autore
A proporla è una azienda cinese, Betavolt, nell’ambito del 14° Piano Quinquennale di Pechino
Batterie nucleari Betavolt

La ricerca di soluzioni energetiche sostenibili e di lunga durata, continua a dare frutti. A dimostrarlo il risultato conseguito da una startup cinese, Betavolt, che ha annunciato un’innovazione dalle implicazioni rivoluzionarie: una batteria nucleare in grado di generare elettricità per 50 anni senza alcuna necessità di ricarica o manutenzione.

Lo sviluppo annunciato dall’azienda orientale sembra tale da poter segnare un vero e proprio punto di svolta per l’industria energetica. Potrebbe infatti essere il prologo a dispositivi mobili che non necessitano di ricarica con tutto ciò che ne consegue per la nostra vita quotidiana. Ecco spiegato il motivo del grande interesse suscitato dall’annuncio di Betavolt.

L’annuncio di Betavolt sulle batterie nucleari apre grandi prospettive

Quando si cita l’energia nucleare, si tocca un nervo scoperto, almeno in Italia. Nel nostro Paese, infatti, l’opinione pubblica ha sempre guardato con sospetto questa fonte energetica, tanto da bocciare le centrali nucleari, con l’ormai celebre referendum del 1987.

Batterie nucleari Betavolt

Le batterie nucleari, però, non comportano, per ovvi motivi, i rischi collegati ad un sito in grado di produrre questo genere di energia. Anzi, in realtà sono considerate molto sicure dagli esperti. Ad utilizzarla, peraltro, è già il generatore a radioisotopi (RTG) che va ad alimentare il Rover Perseverance di stanza su Marte. Che, però, non può essere usato per scopi domestici, in quanto utilizza plutonio-238 per generare elettricità tramite l’effetto Seebeck, un materiale considerato estremamente tossico.

La batteria che è stata varata da Betavolt, una società appena costituita di stanza a Pechino, può quindi essere considerata la prima effettiva realizzazione a livello mondiale nella miniaturizzazione dell’energia atomica. Andando a integrare isotopi di nichel-63 in un modulo più piccolo di una moneta, il nuovo sistema è considerato in grado di indurre una vera e propria rivoluzione per quanto concerne l’energia portatile e le sue applicazioni.

La batteria di nuova generazione è già nella fase di test pilota e, qualora gli stessi non presentassero complicazioni o ostacoli, si prevede la sua produzione di massa per una lunga serie di applicazioni commerciali, a partire dai telefoni e dai droni.

Se queste sono le prime a venire in mente, ce ne sono però molte altre. Un novero che va a comprendere l’intelligenza artificiale, il settore aerospaziale, i microprocessori e le attrezzature mediche. Con una implicazione di non poco conto: il rafforzamento della Cina a livello tecnologico proprio nel settore dell’AI, tale da consolidarne il ruolo di grande potenza globale.

Una tecnologia che affonda le radici nella Guerra Fredda

Occorre peraltro sottolineare che la tecnologia alla base delle batterie nucleari non rappresenta una novità assoluta. Anzi, le sue radici affondano nel 20° secolo e al particolare periodo noto come Guerra Fredda. Nell’atmosfera di contrapposizione tra i blocchi, capitalismo e socialismo, tale ipotesi fu infatti esplorata da scienziati dell’Unione Sovietica e degli Stati Uniti.

A muoverli la prospettiva di poterla usare per le applicazioni in ambito spaziale e nelle stazioni scientifiche remote. A impedirne il reale sviluppo, il fatto che le batterie termonucleari dell’epoca erano non solo ingombranti, ma anche molto costose.

La bandiera riposta all’epoca nel ripostiglio della storia è stata ora rispolverata da Betavolt, che nel farlo ha potuto contare sull’appoggio del governo di Pechino. Il suo progetto, infatti, è stato inserito nel 14° Piano Quinquennale del gigante asiatico, con tutto ciò che ne consegue non solo a livello di risorse, ma anche di sistema.

Per quanto concerne quella che è considerato uno dei timori maggiori in tema di energia nucleare, ovvero la sicurezza, l’azienda cinese ha fornito ampie rassicurazioni. Ha infatti assicurato che la sua batteria nucleare è in grado di impedire l’eventualità di radiazioni esterne. In tal modo può rivelarsi adatta anche per i dispositivi medici impiantabili, ad esempio i cuori artificiali e i pacemaker.

Batterie nucleari Betavolt

Anche da un punto di vista ambientale, va a scacciare la preoccupazione relativa al suo smaltimento. Una volta terminato il periodo di decadimento, gli isotopi provvedono a trasformarsi in un isotopo stabile di rame, che non è radioattivo e non minaccia danni per l’ambiente.

Un futuro caratterizzato da sostenibilità e autonomia energetica

La batteria nucleare di Betavolt può rappresentare una vera e propria svolta. Va infatti a prefigurare un passo avanti estremamente significativo in direzione di un futuro contrassegnato da sostenibilità e autonomia dal punto di vista energetico. I piani tesi ad aumentare la potenza delle batterie fino a 1 watt entro il 2025, aprono infatti possibilità infinite. Tanto da promettere una riduzione della nostra dipendenza dalle fonti energetiche tradizionali e l’apertura di nuove frontiere nel design dei dispositivi elettronici e nelle applicazioni di intelligenza artificiale.

In pratica, sembra ormai arrivato il momento di dire addio all’era delle batterie che si esauriscono in un periodo di tempo più o meno breve e salutare l’avvento di quelle inesauribili, o quasi. Non stupisce, di conseguenza, l’attenzione con cui sono state salutate le batterie nucleari dell’azienda cinese.

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