Il 4 ottobre l’Ue vota sui dazi auto elettriche cinesi: tre scenari

Ippolito Visconti Autore News Auto
L’Ue pianifica il voto del 4 ottobre sui dazi sui veicoli elettrici dalla Cina.
auto cinese

Ci siamo: l’Ue pianifica il voto del 4 ottobre sui dazi sui veicoli elettrici dalla Cina. Il tutto arriva dopo che la Commissione europea ha scoperto – a suo dire- che Pechino sovvenzionerebbe ingiustamente la sua industria dei veicoli elettrici. Lo dice l’Europa. Ma il Partito Comunista Cinese nega. E anzi ribatte: siete voi che date aiuti ingiusti, per cui noi piazzaremo dazi su tante vostre merci qualora voi mettiate tasse sulle nostre full electric. Il Dragone nega qualsiasi attività sleale da parte sua e ha minacciato tariffe di ritorsione su prodotti europei come latticini, brandy e carne di maiale, nonché auto con motori di grandi dimensioni. 

Prima ipotesi

L’Unione europea sta pianificando di votare il 4 ottobre per stabilire se imporre dazi fino al 45 percento sui veicoli elettrici importati realizzati in Cina. Gli stati membri hanno ricevuto una bozza del regolamento per le misure proposte, hanno affermato le persone. Il voto è stato leggermente ritardato durante le negoziazioni dell’ultimo minuto con Pechino per cercare di trovare una risoluzione che eviti le nuove imposte. I colloqui tra le due parti possono continuare anche se gli stati membri adottano i dazi. 

Il voto spianerebbe la strada a nuovi dazi fino al 35 percento circa, che entreranno in vigore a novembre per cinque anni, a meno che una maggioranza qualificata (15 Stati membri che rappresentano il 65 percento della popolazione del blocco) non si opponga alla mossa. Le nuove tariffe si aggiungerebbero all’attuale aliquota del 10 percento. Un disastro.

Seconda ipotesi

L’Ue accetta l’idea della Cina: prezzo minimo dell’elettrico cinese. Da fissare. Così, le auto tradizionali sarebbero competitive. Oggi no: il Dragone divora tutti. Gli stati membri tra cui Germania e Spagna hanno messo in guardia dall’imporre le tariffe, affermando che potrebbero innescare una guerra commerciale. La Cina è il secondo partner commerciale dell’Europa e i due hanno realizzato 739 miliardi di euro (825 miliardi di dollari) di scambi commerciali l’anno scorso. Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez si è espresso contro le imposte, mentre la Germania ha continuato a premere per un accordo con Pechino. Gli iberici vogliono SAIC (MG) e Chery. Così da creare lavoro.

“Non sono un fan dei dazi compensativi perché questo probabilmente porterà a contromisure e ci coinvolgerà in una disputa tariffaria, forse una guerra tariffaria, con la Cina”, ha detto il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck il 23 settembre. “Sto lavorando per trovare una soluzione politica che non ci spinga in una guerra tariffaria con la Cina”. Così da impedire la legnata terrificante dei dazi del Dragone sulle premium teutoniche BMW, Mercedes e Volkswagen (Audi e Porsche), che già se la passano male.

auto cinese

Terza ipotesi

Vince la ragionevolezza. No dazi, sì al libero mercato, sì alla libertà: parola magnifica dimenticata dai burocrati Ue che impongono l’elettrico perdente a discapito del benzina e del diesel vincenti.

Opinione Ue

Il braccio esecutivo del blocco ha spesso affermato che qualsiasi soluzione avrebbe requisiti rigorosi: dovrebbe essere in linea con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio, affrontare l’impatto dei sussidi della Cina ed essere qualcosa che l’Ue può monitorare per la conformità. Sarà. La Cina la pensa diversamente: denuncerà tutto in modo pubblico. I Verdi di Germania si giocano scranno e potere: potrebbero subire una… scossa elettorale terribile.

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