Quando si parla delle batterie per le auto elettriche, non è raro sentir parlare dei problemi che le stesse rappresenterebbero per il loro smaltimento. Si tratta in effetti di una tesi ripetutamente avanzata nel passato e anche in tempi recenti. Secondo molti, si tratterebbe del grande problema delle auto elettriche, capaci di emettere zero inquinanti nel corso dell’utilizzo su strada ma capaci di creare problemi sulla strada di una vera sostenibilità nel ciclo di vita. Problemi i quali, quindi, verrebbero a presentarsi in occasione della rottamazione, quando lo smaltimento degli accumulatori si tradurrebbe nella diffusione di sostanze pericolose a livello ambientale, in aggiunta alla difficoltà di smaltimento e riciclaggio. Ma è realmente così?
Secondo uno studio lo smaltimento delle batterie per auto elettriche è il business del futuro
A smentire l’ipotesi che lo smaltimento delle batterie dei veicoli green sia un problema, è uno studio pubblicato nel 2023 da Motus-E, Strategy& e Politecnico di Milano. Il rapporto è intitolato “Il riciclo delle batterie dei veicoli elettrici @2050: scenari evolutivi e tecnologie abilitanti” e va a ricostruire tutti i numeri relativi alla filiera delle batterie a valle del primo impiego nelle auto elettriche dopo la loro immatricolazione.
Lo studio sostiene senza mezzi termini come il valore residuo degli alimentatori, una volta dismessi, sarebbe in grado di andare a impattare in maniera significativa sul costo delle batterie stesse e, di conseguenza, su quello dei veicoli che le montano. Un valore che, al momento, non viene calcolato e valorizzato.
Chi acquista un veicolo nuovo, infatti, paga il valore della batteria, cui va aggiunto il cosiddetto costo per la “responsabilità estesa” del produttore. Per tale si intende il fatto che chi produce le batterie deve accollarsi anche i costi collegati allo smontaggio, al trasporto e al trattamento in qualità di oneroso “rifiuto speciale”. Costi che al momento non prevedono compensi al momento di rivendere un’auto con batteria esaurita, o di procedere alla sua sostituzione.
Nel futuro, però, sarà possibile dare vita ad un fiorente mercato delle batterie giunte alla fine della prima vita, in grado di valorizzarle. Considerati gli oneri di trasporto, si tratterà peraltro di un mercato a chilometro zero o quasi, essendo collegato ai grandi bacini di utenza. Destinato a svilupparsi dove circolano i veicoli elettrici.
Nel caso in cui i volumi di auto elettriche circolanti saranno in grado di giustificare i massicci investimenti per la filiera del riciclo, anche l’Italia potrebbe approfittarne. La conclusione che ne deriva è abbastanza intuibile: ritardare nella transizione verso l’energia elettrica, potrebbe impedire al nostro Paese di intercettare le opportunità offerte dal business del riciclo di batterie.
No, le batterie auto elettriche non finiranno in discarica
Uno degli argomenti avanzati dagli avversari dell’auto elettrica è che le batterie destinate ad alimentarla finiranno in discarica. Ponendo quindi un ulteriore problema di carattere ambientale. Si tratta però di un argomento che non si basa su dati di fatto. A testimoniarlo è il fatto che il riciclo è obbligatorio, imposto dalla direttiva 2006/66/CE.
Inoltre, nel 2023 l’Unione Europea ha emanato una direttiva la quale va ad imporre entro il 2027 il recupero di almeno il 50% dei materiali delle batterie agli ioni di litio esauste. Un recupero destinato a salire all’80% entro il 2030. Imponendo inoltre l’utilizzazione di una quantità minima di materiali riciclati nella produzione di nuove batterie, ovvero l’85% di piombo, il 16% di cobalto, il 6% di litio e di nichel.
Le cifre non sembrano lasciare dubbi
Sin qui la teoria, che lo stesso studio che abbiamo ricordato va a corredare di numeri. A partire da quello relativo al fatto che nel 2050 l’Europa sarà in grado di generare fino a oltre 6 miliardi di euro di ricavi con il riciclaggio delle batterie dei veicoli elettrici
Un business quindi molto redditizio, cui anche il nostro Paese potrebbe partecipare. Riciclando esclusivamente le batterie che saranno presenti sul territorio nazionale, l’Italia sarà infatti in grado di ritagliarsi ricavi in una forbice compresa tra i 400 e i 600 milioni di euro. Un dato il quale, peraltro, non tiene conto dell’indotto.
Per quanto riguarda l’Europa, ad oggi la capacità di riciclaggio di questi alimentatori si attesta intorno alle 80mila tonnellate all’anno. Un dato destinato ad arrivare a 3,4 milioni di tonnellate nel 2050. Ciò vuol dire che questo genere di attività, oltre a dare vita ad un giro di affari importante, renderà il vecchio continente meno dipendente da altri per quanto riguarda l’estrazione e la lavorazione delle relative materie prime.