Di recente, nel Parlamento Ue, c’è stata la drammatica audizione del candidato commissario ai Trasporti Apostolos Tzitzikostas. Auto nel mirino. Sugli obiettivi di decarbonizzazione, tenendo fermo il divieto di vendere vetture diesel e a benzina a partire dal 2035, pieno supporto ai dazi sulle auto elettriche cinesi, un Piano per la competitività dell’industria, norme per incentivare l’elettrificazione delle flotte aziendali. Un sacco di parole, in stile sinistroide.
Il Piano europeo per l’auto: quanti bei termini
Il Piano Ue per l’azione industriale nel comparto automobilistico è aulico: si occuperà della catena di forniture, della competitività e della sicurezza degli approvvigionamenti, nonché dell’informatizzazione e delle infrastrutture di rifornimento e di ricarica. Siccome nei trasporti le emissioni continuano ad aumentare, l’Ue deve attuare il pacchetto Fit for 55 approvato nella scorsa legislatura. “Dobbiamo incoraggiare un più largo uso di auto a emissioni zero e di veicoli pesanti puliti. Un elemento è accelerare la riduzione delle emissioni delle flotte aziendali, aiutando le nostre città a combattere l’inquinamento dell’aria, ma anche creando un mercato delle auto usate e rendendo più accessibili le auto a emissioni zero”.
Tanta teoria
“Cerchiamo di essere chiari. Abbiamo standard sulle emissioni di CO2 , obiettivi specifici e dobbiamo attenerci al piano. 2025: una riduzione del 15%. 2035: una riduzione del 100%. Chiaramente, l’inclusione degli e-fuel sarà assicurata come parte della revisione prevista per il 2026”. Tanta teoria. La realtà è fatta di auto costosissime e di colonnine lente e assenti, più disoccupazione e tensioni sociali nel comparto auto.
Pannelli solari cinesi: qualcosa non torna
Tzitzikostas ha espresso “pieno supporto” ai dazi sulle auto elettriche cinesi, ricordando come non aver imposto dazi analoghi sui pannelli solari ha cancellato il settore in Europa. In realtà, dalla mezzanotte di lunedì 3 settembre 2018 non sono più in vigore i dazi dell’Unione europea sull’importazione dei moduli fotovoltaici cinesi, dazi introdotti dalla stessa Ue nel 2013 e rinnovati a marzo 2017 per un periodo di 18 mesi. Per cui, l’Ue ha fallito coi dazi.
Perché lo stop alle tasse Ue sui pannelli? Il motivo di questa importante decisione risiede nel fatto che tale misura commerciale aiuterà l’Unione europea a raggiungere gli obiettivi al 2030 fissati dal Pacchetto di Energia Pulita per tutti gli Europei (“Clean Energy Package for all Europeans”) della Commissione europea. Invece, i dazi auto elettriche cinesi sono un ostacolo alla transizione. Lo dice la logica. Meno macchine a zero emissioni (alla fonte), più lenta la decarbonizzazione. Le solite contraddizione della Disunione europea.