Sulle targhe estere in Italia, cioè sulla circolazione per le strade italiane di veicoli con targa straniera, negli ultimi anni la normativa è profondamente cambiata. Tutto ha avuto inizio con il Governo Conte e i decreti Sicurezza del Ministro dell’Interno Matteo Salvini. E come è facile capire, si tratta di un inasprimento delle regole. Ma nel 2023 cosa cambia? E quali sono le regole per poter circolare con auto immatricolate fuori dai confini nazionali e restare in regola coi dettami del Codice della Strada?
Ecco le regole e come è cambiata la normativa sulle auto immatricolate all’estero che circolano i Italia
Nel 2021 è stata varata una legge che è andata a modificare il Codice della Strada per quanto riguarda lo spaccato delle auto immatricolate all’estero che circolano in Italia. Le regole furono inasprite per tamponare quella autentica moda di utilizzare le auto a targa straniera in Italia. Un autentico fenomeno questo. In effetti erano tanti davvero gli automobilisti che in Italia usavano auto a targa straniera per i più svariati motivi. Ma quasi tutti, per dribblare normative che all’estero erano meno rigide. Per esempio con la targa straniera molti automobilisti evitavano di dover pagare le multe per le infrazioni al Codice della Strada. Soprattutto se prese in maniera differita, cioè da autovelox, tutor o T-Red al semaforo. Inoltre molti adottavano questo autentico stratagemma per pagare meno di assicurazione, per pagare meno di bollo e persino per pagare meno di tasse nelle immatricolazioni o nelle compravendite di questi veicoli.
Le regole sulle targhe estere, la guida e cosa occorre sapere
Interventi normativi contro i furbetti della targa estera. Perché così venivano considerati e chiamati quanti cercavano la via del risparmio sulle tasse o di diventare fantasmi di fronte al Fisco o alle multe. Divieto di circolazione per le auto con targa estera a chi era residente in Italia da 60 giorni. Fu il primo decreto Sicurezza di Matteo Salvini ad introdurre una stretta, perché di questo si trattava. Bisognava immatricolare di nuovo il veicolo in Italia per restare in regola, oppure passare a spedire il veicolo all’estero, cioè da dove proveniva.
Ecco alcune deroghe alla rigidità del decreto Sicurezza
Lo stesso decreto però andava a prevedere delle deroghe in materia. Per esempio, su veicoli a noleggio o con contratto di leasing presso operatori europei con sede fuori dal territorio della penisola, il divieto non era valido. Come non lo era per i dipendenti di aziende europee con sede estera rispetto al perimetro della penisola, che guidavano auto in comodato d’uso. Va ricordato che il limite era già vigente prima, ma era di 365 giorni e non di 60 giorni. Per questo la stretta fu forte e si sentì bene.
Cosa cambiò dopo la pronuncia della Corte Europea
Ciò che introdusse Salvini fu sonoramente bocciato dalla Corte UE. Infatti venne considerata una norma che contrastava con il diritto europeo alla circolazione dei cittadini e dei capitali. In termini pratici, la scintilla fu causata da una coppia che venne trovata in Italia con la moglie residente in Italia a guidare l’auto del marito residente all’estero. Una tipica situazione contraddittoria, che non permetteva alla donna, di guidare l’auto del marito, per il solo fatto che lei era residente in Italia da più di 60 giorni e che l’auto era a targa estera del Paese da dove proveniva il marito. L’auto diventava un capitale, e il movimento di capitali tra Paesi membri della UE non poteva essere bloccato da una norma di questo tipo.
Le regole ancora in vigore oggi e nel 2023
Con la pronuncia della Corte UE fu bocciata quindi la norma del decreto Sicurezza. E si passò così alle nuove norme che l’Italia ebbe a dover introdurre. Fu la Legge n° 238 del 2021, esattamente all’articolo n° 2 a modificare alcuni articoli del Codice della Strada, recependo i diktat della Corte UE. In pratica si cancellò ciò che prevedeva l’articolo 93 del Codice della Strada, con il varo dell’articolo 93 bis. Vennero prolungati i termini di immatricolazione auto italiana per i residenti in Italia. SI passò da 60 a 90 giorni. Tornò a 365 giorni il termine per adeguarsi, per chi, residente all’estero, circola in Italia con targa straniera.
Cos’è il REVE e perché è stato istituito
Ma la novità più importante fu il REVE, acronimo di Registro dei Veicoli Esteri, un particolare registro dove andavano registrate le auto a targa straniera in Italia. E il conducente del veicolo che invece deve portare a bordo del veicolo un particolare documento utile a dimostrare l’idoneità del veicolo stesso alle nuove normative previste. Nel dettaglio fu previsto che “gli autoveicoli, i motoveicoli e i rimorchi immatricolati in uno Stato estero di proprietà di persona che abbia acquisito residenza anagrafica in Italia sono ammessi a circolare sul territorio nazionale a condizione che entro 3 mesi dall’acquisizione della residenza siano re-immatricolati secondo le disposizioni”.
Documento a bordo, ma quale per le auto a targa straniera?
Tornando al documento che tutti devono portare a bordo, fu imposto che “su autoveicoli, motoveicoli e rimorchi immatricolati in uno Stato estero, condotti sul territorio nazionale da soggetto avente residenza anagrafica in Italia non coincidente con l’intestatario del veicolo stesso, deve essere custodito un documento, sottoscritto con data certa dall’intestatario, dal quale risultino il titolo e la durata della disponibilità del veicolo”.
Cosa significa documento con data certa
Documento da portare a bordo con data certa significa documento autenticato dalle competenti autorità in materia. E deve essere facilmente leggibile anche per le Forze di Sicurezza nostrane. Significa documento tradotto in lingua italiana. Tutto fa parte del nuovo REVE quindi. A tal punto che sempre la nuova modifica del Codice della Strada prevede che “quando la disponibilità del veicolo da parte di persona fisica o giuridica residente o avente sede in Italia supera un periodo di trenta giorni, anche non continuativi nell’anno solare, il titolo e la durata della disponibilità devono essere registrati, a cura dell’utilizzatore, in apposito elenco del sistema informativo del Pubblico Registro Automobilistico”.
Le modifiche sulle targhe devono essere segnalate subito
Ed al sopraggiungere della modifica, occorre provvedere per tempo all’annotazione sul REVE, ed entro il perentorio termine di 3 giorni dalla sopraggiunta modifica. Nel Registro, che fa capo sempre al PRA, devono essere riportati i veicoli sia intestati a persone fisiche che a persone giuridiche.